Cronache

Le regine di cuori che ti spennano col poker

Sono fredde, spietate, bellissime e fanno fortune con le carte. Puntando tutto sulla testa

Le regine di cuori che ti spennano col poker

Il poker è il modo più difficile per fare una vita facile. Sarà perché, dicono, è nato nel far west, dove pistoleri e contrabbandieri si giocavano pepite e denti d'oro, tra bicchieri di whisky mezzi pieni, polli da spennare e la sei colpi appoggiata sul tavolo. Ha mille facce, occhi che ti scrutano e nessuno è mai quello che sembra. Una volta il poker era Steve McQueen in Cincinnati Kid, Paul Newman, Robert Redford e la Stangata, 007 che si gioca la vita in Casinò Royale, bische, nuvole di fumo e fiche a portata di mano. Oggi il professionista del poker è un ingegnere aerospaziale più che uno sbandato azzeccagarbugli, che vive in un mondo dove girano miliardi, dove comanda più la matematica che la psicologia. E dove i giocatori più spietati sono donne, spesso bellissime, maestre del bluff, professioniste dell'inganno. Un piccolo esercito di belle e impossibili che non temono guerre di nervi, giochi d'astuzia e gare di resistenza. Come Shannon Elizabeth, che, ragazzina, era la Nadia di American Pie, la lolita cecoslovacca sogno proibito del protagonista. Ha mollato il cinema per rifarsi una vita come pokerista professionista e ha fatto dollari a palate. A un mondiale, al Caesars Palace di Las Vegas, ha steso 83 giocatori professionisti e vinto 55mila dollari in una botta. Spiccioli per lei. Li ha regalati a un'associazione animalista che ha fondato lei. O come Sandra Naujoks, tedesca di Dessau, un'altra sfinge dal cuore d'oro. Una volta, all'European Poker Tour di Dortmund, incassò 917mila euro in una serata. Gelida, confessa di aver pianto «quando ho visitato i luoghi dove c'erano i campi di concentramento cambogiani: ho pensato a tutte le vite perse e ho deciso di non stare con le mani in mano». Con i soldi vinti alle carte ha costruito una scuola per 500 bambini cambogiani. E pensare che la chiamano Black Mamba. Perchè ognuna ha il suo nickname di battaglia. Pernille Ravn, finlandese, è «La sirenetta di Copenhagen», Liz Lieu, vietanamita, che si inventò pokerista per pagare le cure al padre malato di cuore, è «Miss kalashnikov», Vanessa Rousso, tre milioni e mezzo di dollari vinti in carriera, è «Lady Maverick», Sara Underwood, ex coniglietta di Playboy, è «Victory Poker Girl». Sono miss Finlandia come Clonie Gowen, playmate come Alison Waite, top model come Amy Weber. O tipe come Joanna Krupa, polacca, naturalizzata statunitense, eletta da Playboy e Maxim la modella più sexy del mondo in costume da bagno. Una che per festeggiare il giorno dell'indipendenza e «l'orgoglio di vivere il sogno americano e quello polacco» ha omaggiato Instagram delle sue foto in piscina senza neanche il costume. Trentatremila «Mi piace» in un amen. Ma sono anche presentarici tv com Tatjana Pasalic, giornaliste come Christina Lindley e Kimberly Lansing, stuntman come Melyssa Grace, astrofisiche, di laurea e di fatto, come Liv Boeree, inglese, Qi da Einstein e metallara che in un solo torneo si è portata a casa un milione e 250mila euro. Le italiane si chiamano Sabina Hiatullah, milanese, tedesca e afghana, o Francesca Pacini, romana. Giura: il poker in realtà imbruttisce, fa ingrassare, rovina la linea, come dire che chi ha fortuna in amor non giochi a carte. Ma a poker non giochi con le carte che hai in mano, ma con la persona che hai di fronte, diceva 007. E se ti guardano negli occhi sei morto.

La bellezza non bluffa mai.

Commenti