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Le regole del Cav: basta ex Pci al Colle

Berlusconi chiede unità a Fi per la partita decisiva del Quirinale. E tramonta l'ipotesi Severino: ha fatto troppi danni

Le regole del Cav: basta ex Pci al Colle

RomaL'annuncio di Giorgio Napolitano sull' «imminente conclusione del mandato presidenziale» apre ufficialmente la partita della successione quirinalizia. Un match che Silvio Berlusconi si prepara a giocare e nel quale si sente in campo e pienamente coinvolto.

L'indicazione del presidente di Forza Italia è chiara: «Non accetteremo nessun candidato proveniente dal Pci o politicamente troppo schierato. Serve una figura che possa essere di garanzia per tutti». Un veto posto anche sul nome dell'ex ministro Paola Severino che alcuni quotidiani avevano provato ad accreditare come figura gradita a Berlusconi. L'importante è che il partito «non si divida e dimostri unità e compattezza» alla vigilia di un passaggio politico che inciderà «sui prossimi dieci anni della nostra storia politica» e sul quale l'auspicio è quello di giocare di sponda con le altre formazioni di centrodestra. Non è passato inosservato, ad esempio, dalle parti di Palazzo Grazioli l'affondo con cui Fabrizio Cicchitto ha invitato Matteo Renzi a non pensare di poter imporre un nome in perfetta solitudine. «Il Pd - che ha ottenuto il 25% alle Politiche e il 40% alle Europee - ha fatto il pieno di cariche costituzionali (Presidenza della Camera e del Senato) e politiche (Presidenza del Consiglio). Allora non è per niente scontato che il Pd si riunisca e comunichi a tutte le altre forze il nome del prossimo presidente e che accettino supinamente questo metodo».

I segnali inviati da Forza Italia non sono solo quelli che filtrano dalle conversazioni interne al partito. Giovanni Toti, ospite a Un Giorno da Pecora , non si sottrae a domande sui singoli candidati. «Ritengo che la Severino abbia fatto parte di un governo che abbia fatto danni a questo paese. Non mi pare possa esser una candidata» al Colle, dice l'eurodeputato azzurro. Sul nome di Romano Prodi al Colle, Toti tira dritto. «Lo escludo assolutamente, per noi no», dice. Mentre Giuliano Amato «è un moderato che ha un curriculum di tutto rispetto», e Pier Ferdinando Casini «un centrista che viene dalla nostra area politica». Il consigliere politico di Berlusconi nega con decisione che l'elezione del presidente rientri nel Patto del Nazareno. «Il Patto è una cosa seria. E non comprende l'elezione del presidente della Repubblica».

Al di là della grande trattativa per il Quirinale, Berlusconi, nella cena con i deputati, torna a soffermarsi sul valore aggiunto del suo ritorno in campo e sul traguardo del mese di febbraio, quando con la conclusione dei servizi sociali, ritroverà l'agibilità politica. Berlusconi mette nel mirino il centrosinistra, citando per la prima volta - per la sorpresa dei deputati azzurri - un possibile «fattore Salvini». «Siamo indietro soltanto di cinque punti, nonostante Renzi stia sempre in televisione. Se riuniamo il centrodestra possiamo vincere.

E la Lega dei Popoli di Salvini, che come front-man non attira il consenso moderato, potrà aiutarci a recuperare il distacco e il voto di protesta».

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