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Renzi all'attacco: "Non lasceremo il Paese a chi vive di rancore e rabbia"

In un anno il Pd ha perso 7 punti. Renzi tira dritto: "Non lasciamo il Paese al populismo a cinque stelle e all'estremismo di questa destra"

Renzi all'attacco: "Non lasceremo il Paese a chi vive di rancore e rabbia"

"Dunque, si parte davvero. Voteremo il 4 marzo". Matteo Renzi ci riprova. Nonostante la bocciatura al referendum e le conseguenti dimissioni, si ributta nella mischia. Il primo dato che salta agli occhi appena si guarda qualsiasi sondaggio, però, è il consistente calo del Partito democratico. Che ha perso quasi 7 punti (per la precisione 6,8) rispetto a inizio gennaio. Un vero e proprio crollo, che si è accompagnato a quello degli alleati di governo di Alternativa Popolare (recentemente dissoltasi dopo il ritiro di Angelino Alfano) ridotti a un terzo del loro consenso iniziale (da 3,6 per cento a 1,2). Non sorprende quindi che l'area di governo (corrispondente all'odierna coalizione di centrosinistra) si sia sensibilmente ridotta, passando dal 34,5 al 27,9 per cento.

"Da un lato ci sono le promesse mirabolanti di Berlusconi e Salvini, il tandem dello spread e del populismo - srive Renzi su Facebook - dall'altro Di Maio e Grillo, che vogliono referendum su euro e vaccini, promettendo assistenzialismo e sussidi. E poi ci siamo noi. Che in questi anni abbiamo lavorato tanto e sbagliato qualcosa ma che siamo una squadra credibile e affidabile". All'indomani dello scioglimento delle Camera, il segretario piddì spara a zero contro gli avversari, conscio di dover almeno provare a recuperare un po' di consenso. Sono ormai lontani i tempi del boom alle elezioni europee. L'esperienza di governo lo ha profondamente segnato. Perché, come ha spiegato oggi Silvio Berlusconi al Corriere della Sera, si è esaurita "la funzione storica" del Pd, "analogamente a quanto sta accadendo a tutti i partiti della sinistra classica in Europa".

Eppure Renzi tira dritto. E non ammette la possibilità di un passo indietro. Così si fionda su Facebook a rivendicare quanto (a suo dire) è riuscito a fare stando a Palazzo Chigi: "In questi anni tutti gli indicatori economici hanno cambiato verso, nessuno escluso - scrive - il Paese sta meglio di prima". Quindi rilancia: "L'Italia dei diritti, del sociale, della cultura. L'Italia che non esce dall'euro, ma porta umanità in Europa. Questi siamo noi. Siamo oggettivamente tutta un'altra storia rispetto al populismo a cinque stelle e all'estremismo di questa destra leghista". Infine, la stoccata finale: "Non lasceremo questo Paese a chi vive di rancore e di rabbia. Mettiamoci al lavoro. Perché il 4 marzo sia una bellissima giornata, avanti".

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