Politica

Renzi avvisa Gentiloni: ​il capo sono sempre io

Il leader fa pace (a modo suo) col governo

Renzi avvisa Gentiloni: ​il capo sono sempre io

Passata la buriana del caso Torrisi, tra il Pd di Matteo Renzi e il governo di Paolo Gentiloni è tutto uno scambio di segnali di pace, moine e affettuosità. Giovedì il segretario uscente (e con ogni probabilità rientrante) del Pd aveva celebrato le mosse dell'esecutivo che «prosegue sulla strada delle nostre riforme», e aveva annunciato per il giorno dopo un Consiglio dei ministri decisivo per l'attuazione della Buona scuola. E ieri, al termine della riunione di Gabinetto, il premier ha ricambiato la cortesia durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, al fianco del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli: «Noi siamo al lavoro per affrontare i problemi del Paese e sviluppare la nostra agenda di riforme ed è fondamentale l'attuazione delle decisioni prese in questi anni dal governo presieduto da Renzi». Per poi sottolineare che, tra il suo governo e quello di Renzi «c'è una continuità e una agenda impegnativa che riguarda le riforme future». Del resto, sottolinea Maria Elena Boschi, su 16 provvedimenti attuativi varati dall'esecutivo, ben 15 sono relativi alle riforme renziane.

Matteo Renzi prosegue la campagna per le primarie del 30 aprile, oggi sarà in partibus infidelium, nella Bari di Michele Emiliano (dove però nei circoli ha vinto l'ex premier), mentre ieri era a casa sua, a Firenze, e da lì è tornato sul caso Torrisi: «Avete visto quello che è successo al Senato: si sono messi tutti d'accordo, con i franchi tiratori, perché non hanno nemmeno il coraggio delle loro azioni. Come previsto, dopo il referendum del 4 dicembre si è tornati ai giochini della Prima Repubblica». Poi è andato all'attacco degli avversari grillini, mettendo nel mirino Casaleggio junior, reduce dall'imbarazzante performance a Otto e mezzo: «Lo avete visto ieri sera Davide Casaleggio in tv? Il messaggio che arriva da quella parte lì è uno: noi scegliamo il leader sulla base della democrazia, loro sulla base della dinastia». Poi Renzi ha rievocato la famosa inchiesta Consip, che vede indagati il padre Tiziano e il braccio destro Luca Lotti e che nel frattempo è sparita nella nebbia: «Questa vicenda giudiziaria, che altri politici terrebbero bassa, io non la tengo bassa. Perché voglio sapere come va a finire.

So, conosco la nostra onestà, e noi la bandiera dell'onestà non la lasciamo a un partito guidato da un leader pregiudicato». Quanto alle primarie, l'ex premier invita il Pd a «fare i gazebo in piazza, per non chiuderci nei circoli», perché «è meglio essere in piazza che chiusi in una villa della Brianza o in un blog ligure». Ai suoi competitor interni, che non perdono occasione per attaccarlo, manda un messaggio soave: «Noi le primarie non le facciamo contro Andrea Orlando o Michele Emiliano, le facciamo per l'Italia, e semmai contro un modello come quello di Grillo o Salvini». In serata poi l'ex premier torna in tv, ma defilato in terza serata, a Lineanotte, e solo per parlare di vaccini: «Un tema su cui la politica deve seguire la scienza, non le paure irrazionali.

È in gioco il futuro dei nostri bambini».

Commenti