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Renzi & C. bocciati in legge: tutte le riforme ko

Dalla legge Madia a quella sulle banche, non passano il vaglio dei giudici

Renzi & C. bocciati in legge: tutte le riforme ko

L'ex premier Matteo Renzi è laureato in giurisprudenza («Ho studiato sui libri di Zagrebelsky»), il suo ex braccio destro a Palazzo Chigi, Maria Elena Boschi, è un avvocato dalla breve ma brillante carriera legale nei più prestigiosi studi di Firenze. Eppure il governo del leader Pd, malgrado tanta competenza, è riuscito a collezionare una serie di bocciature in diritto pubblico da ambire al record nella specialità. L'ultima è sull'Italicum, la legge elettorale di cui Renzi da premier cantava le lodi: «È una buona legge elettorale, l'ho sempre detto. Tra cinque anni sarà copiata da mezza Europa» prevedeva davanti agli studenti della Luiss School of Government. Invece, non solo non si hanno notizie di copiature, ma l'Italicum concepito dall'esecutivo Renzi è già morto e sepolto, bocciato dalla Consulta che ne ha dichiarata l'incostituzionalità in due punti chiave. Qualche giorno prima, la stessa Corte ha dichiarato ammissibili le due richieste di referendum sui voucher e sulla responsabilità in solido sugli appalti, cioè due aspetti del Jobs Act, altra riforma simbolo del governo Renzi. Certo, l'ammissibilità non significa in automatico che quegli articoli del Jobs Act verranno poi bocciati dal verdetto popolare, ma la possibilità c'è. E visti i precedenti, non è affatto da escludere.

Ma poco prima, a dicembre, era arrivata un'altra bocciatura in legge per il governo del segretario Pd, questa volta sulla riforma delle banche popolari, causa di tante polemiche per la Boschi, figlia dell'ex vicepresidente della popolare Etruria. Il Consiglio di Stato, dopo aver sospeso in via cautelare la circolare della Banca d'Italia che conteneva le misure attuative della riforma, ha eccepito l'incostituzionalità del decreto legge «in relazione alla evidente carenza dei presupposti di necessità e urgenza», e rinviando tutto alla Consulta. Ergo, la riforma è congelata, e a rischio bocciatura.

Il flop più pesante, per Renzi, è ovviamente stato quello della riforma costituzionale, perché firmata non da qualche corte, ma da 19 milioni di elettori. Un voto politico, su cui però ha pesato anche la scarsa chiarezza con cui era concepita la riforma. «É un testo scritto male, c'è molta improvvisazione, lacune, norme ambigue, introduce il caos di nove diversi procedimenti legislativi» bacchettò il costituzionalista Ugo De Siervo, fiorentino, a suo tempo considerato tra gli amici dell'ex sindaco (la figlia, Lucia De Siervo, è stata capo di gabinetto di Renzi). Ma un'altra riforma fondamentale dei 1.000 giorni di Renzi a Palazzo Chigi è quella della Pubblica amministrazione, competenza della ministra Marianna Madia, confermata nel ruolo dal governo Gentiloni. Eppure anche la riforma che porta il suo nome è stata smontata proprio dalla Consulta, che l'ha bocciata perché lede l'autonomia delle Regioni (i decreti legislativi devono essere adottati «previa intesa» con i governi locali, non solo «previo parere» come previsto dalla riforma Madia). La ministra si è rimessa al lavoro e in questi giornio dovrebbero arrivare i testi correttivi per riallineare i provvedimenti alla volontà della Corte Costituzionale. Ma perché tanti errori? Nel mirino è spesso finita l'ex capa dell'ufficio legislativo di Palazzo Chigi, Antonella Manzione, fedelissima di Renzi che l'ha portata lì da Firenze. Per lei è pronto il trasloco al Consiglio di Stato, dove è stata messa proprio dall'ex premier. E pure stavolta, sul filo della bocciatura.

«Per far spazio a lei si è forzata la legge sulle nomine al Consiglio di Stato, faremo ricorso» protesta l'Associazione nazionale magistrati amministrativi.

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