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Da Renzi al Conte I oltre 600 decreti sepolti nel pantano burocrazia

Centinaia di norme attuative necessarie per rendere operative le leggi sono rimaste al palo

Da Renzi al Conte I oltre 600 decreti sepolti nel pantano burocrazia

Sono leggi, ma non sono leggi e sono tanto vecchie che non servirà più applicarle perché a cestinarle ha già provveduto la storia. Finite nel cimitero della burocrazia, impolverate nei ministeri, in attesa di un decreto attuativo che le faccia davvero nascere, in Italia stanno riposando 135 provvedimenti che risalgono al governo di Matteo Renzi, 262 dell'esecutivo di Paolo Gentiloni e 281 del primo esperimento Conte. «E diciamolo una volta per tutte. Senza quei decreti attuativi, quelle spacciate per leggi non sono altro che promesse cadute nel nulla» spiega Fiorenzo Liguori, docente di diritto amministrativo all'università Federico II di Napoli che certo non si sorprende di fronte a questi numeri fuori misura, ma che non può che biasimare quello che ritiene il risultato del «velleitarismo riformistico» di troppi governi. Di leggi insomma un'ingordigia, ma di decreti attuativi una penuria.

Si tratta di decreti che rendono tecnicamente operative le nuove norme, nient'altro che monche se prive di questi. Lo attende ancora - e lo conferma la lista aggiornata dall'ufficio di programmazione del governo nientemeno che la legge di Bilancio del 2015! A oggi manca infatti un decreto sui compensi «dei componenti degli organi degli enti pubblici di ricerca finalizzata al conseguimento di risparmi di spesa». La spesa ormai è andata e anche la revisione. E che dire del fiore all'occhiello del leader di Italia Viva? La legge sulla «Buona scuola» difetta ancora di un decreto. Nel frattempo si sono avvicendati ben tre nuovi governi. Medesima situazione per lo Sblocca Italia di epoca renziana. Sono quattro i decreti sospesi e uno di questi riguarda le «risorse destinate al finanziamento degli interventi in materia di adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione». Ma nel limbo è rimasto pure il decreto attuativo per la legge «Dopo di Noi» che dovrebbe definire «gli obiettivi di servizio per le prestazioni da erogare alle persone con disabilità grave». E ancora, per rimanere alle norme bandiera renziane, al 30 settembre, ultimo aggiornamento, non si hanno decreti che rendano operativo il nuovo codice degli appalti. Non pervenuto il decreto che deve fissare la «modalità di digitalizzazione delle procedure di tutti i contratti pubblici attraverso l'interconnessione dei dati delle pubbliche amministrazioni». «Di fatto siamo di fronte a un'attività legislativa che si paralizza. È vero che ci sono i termini in cui andrebbero approvati i decreti attuativi, ma finisce sempre che sono i termini a essere rinnovati. Si va così avanti all'infinito» dice ancora Liguori. E intanto si accumulano decreti attuativi come accade con i debiti. A quelli di Renzi vanno aggiunti quelli di Gentiloni. Esempi? «Individuazione delle modalità attuative per il trasferimento di beni confiscati al patrimonio degli enti territoriali». Per aiutare i giudici a conferire lo status di rifugiato si era previsto di fornire «la videoregistrazione e la trascrizione del colloquio con il richiedente protezione internazionale, in caso di ricorso». Buona idea, ma senza decreto. Non si è riusciti neppure ad approvare il «regolamento per l'utilizzo del Fondo per l'assistenza ai bambini affetti da malattia oncologica» così come a stabilire le «modalità di registrazione in una apposita banca dati delle Dat». Sono le disposizioni per trattamenti sanitari riguardo il fine vita. E nessun decreto neppure per varare una banca dati sugli abusi edilizi.

È finita così: l'unica banca dati funzionante è quella sui decreti attuativi inattuati.

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