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"Renzi in crisi, lo vedo male Noi torneremo al governo"

Il Senatùr: "È in difficoltà, questa manovra sembra preludere al voto anticipato. Berlusconi resta l'epicentro del centrodestra"

Umberto Bossi tiene il suo comizio durante la Festa dei Popoli
Umberto Bossi tiene il suo comizio durante la Festa dei Popoli

Roma Umberto Bossi, sul divano della Camera, sputa il fumo del toscano e guarda avanti: «Renzi lo vedo male...».

Onorevole Bossi, scherza?

«No. Il premier è in crisi, è chiaro».

Da cosa lo vede?

«Dalla legge di stabilità piena di troppe concessioni ai suoi sostenitori ma senza alcun piano strutturale. Ne ho viste tante di leggi così. Pare una legge pre-elettorale: fatta per intercettare consensi prima del voto».

Quindi il governo non dura fino al 2018?

«Non lo so ma il centrodestra tornerà a vincere, ne sono certo».

Da dove arriva o questo ottimismo?

«Dal fatto che il Paese ha due grandi problemi. Primo: il nord paga troppe tasse; secondo: manca uno sviluppo industriale del sud. Due problemi a cui possono corrispondere due soluzioni: o il nord fugge, non avendo altra possibilità, o riesce a innescare lo sviluppo industriale del sud. E la sinistra non può risolvere questi due problemi».

Il fisco è il vero problema?

«Neppure con gli spagnoli di Carlo V, dopo la loro vittoria nella battaglia di Pavia, il nord era vessato così. Vuole le cifre?».

Certo.

«Se si guarda il residuo fiscale, ossia la differenza tra le entrate e le spese, si vede che tutte le regioni del nord assieme versano molto di più di quanto ricevono: 100 miliardi di euro all'anno. Da sola la Lombardia ne paga 60. L'Emilia 18 e via di questo passo».

E quindi?

«Quindi prima o poi ci si ribella. E il centrodestra deve sostenere artigiani e piccole imprese strozzate».

Ma adesso votano Renzi.

«Macché. Gli artigiani non si fidano della sinistra, dia retta a me».

Quindi vede una chance di riscossa?

«Si, per decenni, negli anni del consociativismo, la sinistra ha imposto il suo modello: spostare al Sud imprese destinate a fallire. Non ha funzionato e non potrà mai funzionare. La gente l'ha capito. E torneremo al governo noi».

Parla al plurale: la Lega e?

«Purtroppo la legge elettorale voluta da Renzi obbliga alle unioni».

Berlusconi è ancora in campo: che ruolo potrà avere?

«Il Cavaliere è l'epicentro attorno a cui si creano le tele. Era così, è ancora così».

Ma in Forza Italia c'è maretta...

«Con tutto quello che hanno fatto a Berlusconi... Non parlo soltanto dei processi ma anche dello sputtanamento che ha subìto».

Non è ancora finito, quindi?

«No. Anche perché la gente ha capito cos'è successo: è stato Napolitano a voler mandare a casa il nostro governo di centrodestra e a boicottare il federalismo fiscale che avevo conquistato io anche grazie ai voti di Silvio».

Uniti si vince pure nelle città?

«Ma certo. Sono importantissime, soprattutto Milano. Sa il proverbio? Chi volta el cuu a Milan, le volta al pan. Chi volta le spalle a Milano le volta al pane».

Candidato ideale?

«Secondo me Sallusti: mi sembra quello col peso maggiore».

Appoggiato anche dall'Ncd?

«Sono un pragmatico: bisogna cercare un'intesa ampia se si vuole vincere e non soltanto partecipare».

A Roma la Meloni potrebbe andar bene?

«È vivace e ha pure una sensibilità sociale che non guasta. Ma Roma è una città difficilissima da governare».

Si troverà la quadra?«Se i leader sapranno farci, sì».

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