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Renzi gioca d'azzardo: referendum su se stesso per oscurare le Comunali

Pd in difficoltà nei sondaggi, il premier cambia orizzonte e sfida i nemici: "Bocciate le riforme e mi mandate a casa"

Renzi gioca d'azzardo:  referendum su se stesso per oscurare le Comunali

A chi non vede l'ora di cacciarlo da Palazzo Chigi, Matteo Renzi regala parole sue «un incentivo»: «Se perdo il referendum costituzionale - scandisce - considererò fallita la mia esperienza politica», annuncia, mettendo sul piatto della roulette la propria intera leadership. Un azzardo che sposta la suspense politica al prossimo autunno (il referendum confermativo sulla riforma del Senato si terrà ad ottobre, dice), e che serve anche forse soprattutto a derubricare le prossime elezioni amministrative e a depotenziarne i possibili esiti non gloriosi per il suo Pd. Del resto, sottolinea Renzi, «le amministrative servono ad eleggere i primi cittadini, non i primi ministri». Qualunque sia il risultato, i suoi avversari esterni ed interni sono avvertiti: il governo non ne sarà toccato. Ma è la prima volta che il presidente del Consiglio fa esplicitamente una scommessa così chiara, e non senza margini di rischio visto che quel referendum sarà davvero una partita di tutti (da Berlusconi a Grillo, passando per la sinistra, la Lega e persino un pezzo di Pd) contro Renzi. E anche il definitivo passaggio parlamentare della riforma, soprattutto al Senato, non sarà così indolore. Per il varo finale è necessaria la maggioranza assoluta dei senatori: 161 voti. L'ultima fiducia sulla Stabilità, fanno notare gli stessi renziani, è passata con appena un voto in più. Alla conferenza stampa di fine anno Matteo Renzi si è portato anche le slide con i gufetti stilizzati, per illustrare i traguardi superati nonostante gli uccelli del malaugurio. Ma se nel suo bilancio il 2015 si chiude in bellezza («meglio delle nostre stesse previsioni», assicura, col Pil «che torna a crescere», con una serie di «capolavori parlamentari» come l'Italicum portati a casa, con l'Italia che «torna a sedere ai tavoli che contano» nel mondo), il 2016 sarà pieno di insidie.

Così il premier, com'è suo metodo, cerca di dettare l'agenda dando priorità al suo referendum e si sceglie una nutrita batteria di avversari con cui misurarsi: il primo della lista, a giudicare da quante volte la evoca, è la Germania di Frau Merkel, con la quale avrà pure «uno splendido rapporto personale», come dice, ma cui non risparmia una frecciata via l'altra: «Se quelli prima di me avessero fatto per le nostre banche un ventesimo di quel che ha fatto la Merkel per le banche tedesche non sarebbe tutto più semplice?», chiede ironico, ribaltando su Berlino l'accusa di sostegno pubblico agli istituti di credito. In ogni caso, giura, «non cambierei il sistema bancario italiano con quello tedesco neanche dietro pagamento», perché «la prima banca italiana vale almeno il doppio della prima tedesca». La critica alle regole economiche europee è aspra: «Non ho dichiarato guerra alla Ue, ma questo modello di politica economica non funziona: lo dimostra il fatto che gli Usa crescono e l'Europa no. Servono flessibilità e investimenti, non austerity». Sulla vicenda banche, assicura che «i cittadini truffati avranno lo Stato con loro», ma ridimensiona la portata della vicenda: «È più circoscritta del racconto che ne è stato fatto», e in ogni caso «non c'è un rischio sistemico per le banche italiane, che sono solide». Sulla commissione d'indagine o d'inchiesta però svicola: sarà «il parlamento a decidere», il governo si tira fuori. L'altro avversario sono «i populisti», categoria che va da Grillo a Salvini, quelle opposizioni che «speculano anche sui morti», come ha fatto l'ex comico di Genova sullo smog «superando il limite della decenza». Ma il premier si mostra sicuro: «Con le riforme approvate quest'anno la politica ha battuto il populismo, quattro a zero. E così sarà anche alle elezioni, scommette quando gli rinfacciano i sondaggi in calo: «Ho preso il Pd al 25% e l'ho portato al 40 ricorda e i sondaggi di oggi sono equivalenti a quelli della vigilia delle Europee, il che mi fa dire che le prossime elezioni le vinceremo al primo turno». La prossima battaglia, annuncia, sarà quella «per i diritti». A cominciare dalle unioni civili: «Vanno approvate presto, perché si è già discusso troppo. È una questione di giustizia e di equità».

E, gettando nel panico gli alleati Ncd, promette: ci sarà anche la stepchild adoption.

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