Politica

Renzi: "Intercettazioni illegali malcostume ventennale"

Il segretario del Pd si difende dopo la diffusione della telefonata al padre: "Gogna mediatica, ma l'intercettazione dimostra che sono serio"

Renzi: "Intercettazioni illegali malcostume ventennale"

"Mio padre è entrato in una storia più grande di lui e solo per il cognome che porta". Dopo l'intercettazione della telefonata col padre, Matteo Renzi si dice "umanamente dispiaciuto" per la "gogna mediatica" sulla sua famiglia.

"Politicamente parlando le intercettazioni pubblicate mi fanno un regalo", aggiunge, "Ma umanamente mi feriscono perché in quella telefonata sono molto duro con mio padre. E rileggendole mi dispiace, da figlio, da uomo. Da uomo delle istituzioni, però, non potevo fare diversamente".

Il segretario Pd ora punta il dito contro le intercettazioni illegittime e la loro pubblicazione sui giornali: "Sono anni che si va avanti così, almeno 20 anni di malcostume", dice, "Ma è un tema che lascio al codice di disciplina, alla deontologia dei giornalisti. Io sono sostenitore del loro lavoro, si rifletta, ma non ho titoli per chiedere alcunché. C'è gente che ha perso il lavoro, la vita".

"Delle volte mi domando se tutto questo dolore abbia un senso. Se sia giusto far pagare a chi ti sta vicino il fatto che ci sia gente che farebbe di tutto per vedermi politicamente morto", scriveva stamattina in un lungo post su Facebook l'ex premier, raccontando la sua verità su quella chiamata e su quello che è successo il 2 marzo scorso, alla vigilia dell'interrogatorio a Tiziano Renzi per il caso Consip.

In quei giorni il neo rieletto segretario Pd è in giro per il suo "Trolley tour", la campagna elettorale in vista delle primarie Pd. "Per me è una telefonata umanamente difficile", racconta, "Repubblica ha pubblicato una clamorosa intervista a un testimone che riferisce di una cena riservata in una bettola segreta tra mio padre e l'imprenditore Romeo, lo stesso che secondo una ricostruzione dei magistrati di Napoli gli avrebbe dato 30 mila euro in nero al mese. Conosco mio padre e conosco la sua onestà: alla storia dello stipendio in nero da 30 mila euro non crede nemmeno un bambino di tre anni".

Eppure Matteo dubita di Tiziano e "sulla cena mi arrabbio", spiega. "Dunque incalzo mio padre. Lo tratto male dicendogli: Non dirmi balle, la cena c'è stata per forza altrimenti non lo scriverebbero. Quante volte hai visto Romeo. Lo interrogo, lo tratto male. Ma sono un figlio. E se tuo padre bluffa lo senti. Mio padre mi ribadisce: non c'è stata nessuna cena, devi credermi. Matteo, è una notizia falsa, devi credermi. Con l'aggiunta di qualche espressione colorita toscana. Alla fine della telefonata, durissima, salgo in auto verso Castellaneta e poi Matera e sussurro a un caro amico che mi accompagna: Mio padre non c'entra niente, mio padre non ha fatto niente.

Questa storia puzza".

Commenti