Politica

Renzi ha tradito

Il premier rompe il patto e si consegna alla sinistra Il Pd teme che si ripeta il caso Prodi e compra voti ovunque

Renzi ha tradito

E alla fine arrivò il fatidico «Silvio stai sereno» di lettiana memoria. Con l'imposizione senza se e senza ma di Matterella candidato unico al Quirinale, Renzi ha tradito anche il patto del Nazareno. Ha preferito ricompattare un Pd che gli stava sfuggendo di mano e affossare così la stagione delle riforme condivise. Di più. Addio riforme, perché è chiaro che senza i voti di Forza Italia le leggi in discussione non vedranno la luce, e se mai accadrà non saranno certo come Renzi le aveva spacciate agli italiani. Da ieri infatti il premier ha messo il destino del governo – e quindi il contenuto delle sue azioni - nella mani della sua ala sinistra, quella che a parole doveva rottamare perché vecchia, ideologica e inadeguata. Da oggi la maggioranza parlamentare sarà quella che eleggerà Mattarella: renziani, bersaniani, civatiani, vendoliani, esuli grillini e forse pure grillini ortodossi. Insomma, una riedizione della combriccola catto-comunista che fu lo sciagurato Ulivo di Prodi, litigioso su tutto e paralizzato da veti e ricatti. Vogliamo ora vederli all'opera i contraenti del «patto del Mattarella» sulla riforma elettorale, sull'abolizione del Senato, su quella del lavoro e su quella fiscale (solo per fare alcuni esempi). Non ce n'è una sulla quale sia possibile un accordo anche solo decente.

Forza Italia, ovviamente, si è chiamata fuori da quella sorta di appoggio esterno che stava garantendo il senso di una legislatura nata sciagurata. Ciò non solo smentisce chi sosteneva che il «patto» era indissolubile perché fondato non sulle riforme ma su accordi indicibili. È la prova che Forza Italia non aveva venduto l'anima a Renzi ma che aveva solo scommesso sulla buona fede del primo leader della sinistra che si diceva pronto a rispettare i milioni di voti che gli italiani continuano ad affidare a Berlusconi.

A caldo è difficile dire se lo strappo avrà conseguenze immediate. Il Nuovo centrodestra di Alfano - che aveva posto un veto su Mattarella - potrebbe (e dovrebbe a rigore di logica) staccare la spina al governo. Non penso che abbia la forza e il coraggio di farlo, almeno non subito. Ma soprattutto bisognerà vedere cosa succederà domani nella quarta e decisiva votazione. Siamo così sicuri che Mattarella raggiungerà il quorum? E se sì, con quanti voti di scarto? I numeri sono risicati. Gli uomini di Renzi - e il premier in persona - hanno fatto partire una gigantesca caccia all'uomo per convincere elettori di Forza Italia, dell'Ncd e di Grillo a votare Mattarella nel segreto dell'urna per mettere al sicuro il risultato da probabili franchi tiratori della sinistra. Una compravendita che in confronto il caso Scilipoti- Razzi è stata una bazzecola.

In politica vale la legge del «mai dire mai». Quindi è in teoria possibile che prima o poi il mosaico riformista possa ricomporsi.

Ma vale anche la legge che i furbi che pretendono la «botte piena e la moglie ubriaca» - cioè volere tutto, anche le cose che per loro natura si escludono a vicenda - prima o poi paghino dazio.

Commenti