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Renzi rottama la vecchia sinistra e studia un rimpasto di governo

Le bordate del premier su Bersani, Boldrini e Landini Tentato dalla sostituzione di Lupi, Giannini e Pinotti

Renzi rottama la vecchia sinistra e studia un rimpasto di governo

Renzi conta amici e nemici. I primi sono pochi, i secondi molti. Ma Supermatteo fin dai tempi della Ruota della Fortuna la pensa come un altro uomo forte della politica italica: molti nemici, molto onore.

Sono giorni di bilanci in casa Renzi. Il primo anno di governo è passato, bene o male, e un pensierino a un tagliando al suo esecutivo tormenta il premier. Ci sono almeno quattro o cinque ministri che non rispettano gli schemi, che non lo soddisfano, che manderebbe negli spogliatoi. Non può, non è il momento. Ma arriverà. Così Renzi si sfoga con tutti gli altri: l'opposizione che c'è, quella che non c'è, quella interna. Perché l'uomo e così: vorrebbe dettare le regole anche a chi gli è contro. Lo fa in un'intervista definitiva (fino a nuovo ordine) all' Espresso in edicola oggi.

Renzi liquida subito i giocatori con la casacca differente. Di Silvio Berlusconi si dice deluso «per come si è comportato nell'elezione di Mattarella. Io - aggiunge - sono stato leale con il Patto del Nazareno, lui no. Penso perché costretto da Brunetta». Il quale ha «remato contro le riforme e il Patto del Nazareno», lavorando «per far fuori le colombe». Al Cavaliere Renzi però riconosce il ruolo di unico leader riconoscibile dell'opposizione, dato che «Grillo si tira fuori da tutto, si marginalizza da solo».

Più succose le critiche ai compagni di partito come Pier Luigi Bersani, uno con il quale «non abbiamo mai trovato un canone di feeling personale». Poi l'affondo: «La battaglia di Bersani su dettagli della legge elettorale è incomprensibile. So che nel Pd c'e una parte che dice di no a tutto per principio. Faccio le riunioni? Troppo poco. Non faccio le riunioni? Vuol dire che decido da solo». E qui riesce la vena pop del premier, che ribattezza questa il modello Cara ti amo , dal titolo di una spassosa canzone di Elio e le Storie Tese su una donna sempre insoddisfatta del fidanzato.

E poi c'è la sinistra-sinistra, quella fastidiosa cosa che proprio non si rassegna a sopravvivere renziana. «A sinistra l'alternativa c'e già. Vedo che ci pensa Maurizio Landini. Non capirei certe contestazioni che ho ricevuto in alcune fabbriche da parte della Fiom se non in base a un disegno politico». Landini oppure Laura Boldrini, una che ultimamente è sovente uscita «dal suo perimetro di intervento istituzionale, con valutazioni di merito se fare o meno un decreto che non spettano al presidente di un ramo del Parlamento».

Altre cose notevoli dell'intervista. La difesa dell'elicottero di Stato («Continuerò a prenderlo tutte le volte che è necessario»). La sua idea della Rai («Mi piacerebbe che ogni rete avesse una identità culturale. E non voglio più andare in giro per il mondo con cinque microfoni della Rai a intervistarmi. Ne basta uno»). La lotta all'evasione fiscale («Non c'è solo la Svizzera, io spero di recuperare un po' di denari anche dal Vaticano. Credo che anche la Santa Sede sia interessata a fare un repulisti»). La riforma elettorale («Se mi avessero detto all'inizio che facevamo una legge elettorale così non ci avrei creduto nemmeno io!»). Le primarie («Se le fai devi accettare il risultato. Io ho lasciato libero il partito di fare come voleva, anche troppo, dicono i miei». E comunque lui ci si sottoporrà di nuovo, se servirà, perché «il candidato premier va scelto con le primarie». Come è umano lei).

Questo e il Renzi «in chiaro». Poi c'è quello che non può parlare pubblicamente ma che ne avrebbe di cose da dire ai suoi ministri. Secondo Dagospia ci sarebbero almeno tre bocciati e due rimandati nell'esecutivo. Pollice verso per Maurizio Lupi che paga l'insofferenza del premier per l'Ncd, il pasticcio dello Sblocca Italia e le sue mire sulla poltrona di sindaco di Milano. Per Stefania Giannini, pasticciona che ha rischiato di far respingere il decreto sulla riforma della scuola dal presidente Mattarella (uno che è stato ministro dell'Istruzione, poi) per avervi inserito misure non urgenti. E per Roberta Pinotti, capace di inimicarsi le forze dell'ordine in toto da ministro della Difesa.

E sotto osservazione ci sarebbero anche Andrea Orlando, che non piace sulla gestione della riforma della giustizia, e Marianna Madia, a cui non viene perdonato lo scivolone sulle consulenze al ministero ad amici e professionisti con curricula inadeguati.

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