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Renzi sfida i leader M5s: "Ora venite in tribunale"

L'ex premier sfida Di Battista e Di Maio: "Rinunciate alle vostre prerogative di parlamentari e ci vediamo in tribunale"

Renzi sfida i leader M5s: "Ora venite in tribunale"

Renzi parla alle 12,40. Saluta questo “botto di gente che c’è stata”. Se ieri Maria Elena Boschi sembrava la migliore imitazione di Sabrina Guzzanti, oggi Renzi era il miglior Crozza, con la vocina ficcante, la s sibilante più del solito e i dentini di fuori. “Forse non siamo riusciti fino in fondo a raccontare bene il Lingotto di questi giorni – parte -. Anche se uno comunque torna a casa più ricco. Prende appunti. Qui non c’e un insieme di dirigenti che vuole cambiare l’Italia ma c’e un popolo, un popolo del Pd. Qualcuno ha voluto distruggere il Pd. Ma non si sono accorti che c’e una solidità e forza che esprime la comunità del partito democratico e che non la rompe nessuno e c’era prima di noi”.

Ringrazia tutti, i volontari e si prende l’ultimo scampolo di applausi prima di congedarsi da Torino. Ricorda la battaglia di Mosul, i diritti della donna, dei bambini, della democrazia, “ed è bello che l’Italia abbia riscoperto la centralità di questi temi”. Gentiloni in prima fila, seduto accanto a Fassino, acclamato da Renzi come un gladiatore, “siamo felici di lavorare insieme a te”. “Non è l’amarcord che ci salva, bandiera rossa è un’immagine da marchetta non da politica. Non ci salverà rifugiarsi nel passato”, smentendo il se stesso di venerdì che risdoganava la parola compagno. Vuole fare una riflessione seria, non a 140 caratteri: “Io sento parlare di Ulivo persone che hanno segato dall’interno quell’Ulivo e che hanno fatto cadere Prodi, se Prodi fosse stato a capo del partito non sarebbe successo. Questi sono esperti di silella non di Ulivo, lasciatemelo dire”. Se la prende con D’Alema e De Magistris e non cita gli scissionisti. La legalità suo cavallo di battaglia. “Un sindaco che si schiera dalla parte di chi vuole sfasciare una città per non fare parlare qualcuno non è accettabile. Noi siamo dalla parte della democrazia e dalla parte di chi vuole parlare, devono poter parlare tutti, anche se qualcuno dice cose che non stanno né in cielo e in terra”. Nomina giustizia tre volte. “Siamo dalla parte della giustizia, della giustizia e della giustizia. La giustizia sociale. La giustizia confusa da molti per giustizialismo. Un cittadino è innocente fino a quando la sentenza non è passata in giudicato, sempre! I processi si fanno nei tribunali non nei giornali. Le sentenze le emettono i giudici non i direttori”.

E paraculeggia con il M5S: “Noi siamo al fianco anche di Virginia Raggi perché vale il garantismo, non è che vale solo per noi e non per gli altri. Noi siamo dalla parte della giustizia”. Poi però sfida Di Maio e Di Battista. “Rinunciate alle vostre prerogative di parlamentari e ci vediamo in tribunale!”. Poi un’immagine, un libro che incrina un muro. “Se qualcuno vuole iscriversi a qualche corrente faccia pure senza di noi. Non vogliamo un partito di spifferi. Vogliamo un partito di più leader non di meno leader. Voglio provocare il gruppo dei quarantenni, che insieme a me hanno fatto questa avventura”. E lancia ancora il ticket con Martina dimenticando del tutto la Boschi finita ormai in disgrazia: “Tirate fuori la vostra grinta, che aspettate a farvi sentire”. Sprona i suoi che si alzano in piedi, applausi. “Impegniamoci in qualcosa più grande di noi. È una cosa bella innamorarsi della politica anche quando si è in là con l’età”. Le critiche ai giornali sono ricorrenti: “Sono mesi che discutono se sono cambiato di carattere, noi vogliamo cambiare l’Italia non i caratteri. Senza scappare senza scindersi”. E ancora le sue massime alla Confucio di Rignano: “Si può perdere ma non si può perdersi”. “Ostinati e tenaci, siamo noi”, intona Renzi tipo Ramazzotti. Invita tutti a guardarsi negli occhi. “Non c’è parola più bella della parola comunità oppure l’Italia resta ferma bloccata nella palude. Mettendoci la faccia, il cuore e l’anima”. Fine, foto di gruppo. Una folla in delirio lo prende il collo e lo fa saltare. E Something just like this dei Coldplay come “andate in pace”.

Sono le 13,20.

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