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Renzi vince la sfida della noia ma non chiude al Nazareno bis

Confronto in tv con Orlando ed Emiliano. Frecciate dell'ex premier al ministro: "Sembri stato su Marte..."

Renzi vince la sfida della noia ma non chiude al Nazareno bis

Matteo Renzi è battagliero come al solito, Michele Emiliano lo attacca ad ogni battuta, Andrea Orlando, molto incerto, riesce a carburare a fatica. Il resto, è noia.

Mancano 3 giorni alle primarie Pd e quello serale su Sky è l'unico confronto all'americana tra i candidati alla segreteria dem, ma niente scintille. «Abbiamo tempo fino a maggio 2018 per il voto - dice l'ex premier -. Ora c'è la palude». Renzi non esclude l'accordo con Silvio Berlusconi e rimanda la palla al Parlamento, poi raccomanda: «Vorrei una legge con il maggioritario». Il governatore della Puglia dice no alle larghe intese e ad un Nazareno bis, vuole una legge elettorale subito o un governo di solidarietà nazionale. Per Orlando la legge elettorale è «la priorità assoluta» e dice: «Non voglio fare più patti con Berlusconi».

Il faccia a faccia tra i tre in giacca e cravatta si riscalda appena quando si parla di tasse. Per Renzi, «la patrimoniale non è una soluzione, la soluzione è superare il fiscal compact, poi ci vuole un'operazione shock sul patrimonio immobiliare e la gestione finanziaria». Gli altri due non chiudono sulla patrimoniale. «Sono favorevole - dice Emiliano - se non riusciamo a fare scendere la spesa pubblica». Anche per Orlando «quella fascia di persone, l'1% degli italiani, che ha una ricchezza pari all'insieme del debito pubblico del nostro Paese, può dare qualcosa in più». Poi critica il Jobs Act: «Occorre tornare su licenziamenti collettivi e disciplinari». Un brano di The young Pope di Sorrentino introduce la questione dei rapporti con la Chiesa. Ma sono tutti molto cauti, su tasse e altro: il voto cattolico serve e molto.

Quanto all'affluenza alle primarie Pd, per Renzi è «una grande incognita» e «tutto quello che ha davanti un milione va bene». Lui spera nel 50% più uno, per vincere al primo turno e sfoggia superiorità. Emiliano lo punzecchia su tutto, dice che «non è cambiato» e «ha guidato un governo sensibilissimo nei confronti dei potenti e per niente attento a chi non ha nulla». Orlando cerca di entrare nella mischia, ma fatica un po'. Lo aiuta Emiliano, riconoscendo che è stato «un buon ministro dell'Ambiente». Renzi gli ricorda più volte che al governo «ha votato tutto insieme a me». Chiede, provocatorio: «Sei stato su Marte?» Si parla di legittima difesa e tutti si scoprono poco amanti delle armi. Ma l'ex premier ammette che sulla sicurezza si deve «fare di più».

A metà giornata Renzi aveva raccomandato: «Questa storia delle primarie non la buttiamo in rissa». Non c'era pericolo, solo punzecchiature e battutine su Sky e anche gli appelli finali annegano nella camomilla. Eppure, all'inizio della giornata il Guardasigilli aveva surriscaldato il clima sul caso Consip, in un'intervista a Il Fatto quotidiano. «Se i renziani che mi hanno criticato - aveva detto - pensavano che utilizzassi i poteri ispettivi come una clava contro la magistratura hanno sbagliato persona. Dovevano chiedere un altro come ministro della Giustizia». Poi, a Porta a porta: «Ad oggi non c'è nessun tipo di irregolarità che emerga nei confronti di un magistrato, ma nei confronti della polizia giudiziaria». E Orlando aveva recitato il de profundis per il leader dem: «La stagione di Renzi è finita». Sul voto on line alle primarie il comitato Orlando aveva evocato possibili brogli: «Le regole per l'estero non si possono cambiare ora». Per Emiliano, l'idea di Pisapia di riunire la sinistra «è interessantissima, ma irrealizzabile se Renzi tornerà alla segreteria Pd. Se vincessi io, invece...

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