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Renzi: "Vogliono la scissione, hanno già pronto anche il simbolo"

Lo sfogo del premier ai suoi: "Non vedete che hanno già pronto il logo per il No al referendum?". E ancora: "Se vogliono rompere si assumano le loro responsabilità"

Renzi: "Vogliono la scissione, hanno già pronto anche il simbolo"

Matteo Renzi non ha affatto gradito la prova muscolare della minoranza Pd. Ai suoi l'ha detto chiaro e tondo: "Non vedete che hanno già pronto il logo per il No al referendum?". Renzi lo ha fatto notare ai suoi sostenitori che lo spingevano a smussare gli angoli per trovare un'intesa con l'ala minoritaria del partito, venendo incontro ad alcune proposte. Il segretario non ha mandato giù la notizia del simbolo, perché può essere letta in questo modo: la scissione, ormai, è nei fatti. Anche se gli attori lo negano e continuano anche oggi a negarlo. Renzi ha ribadito il proprio disappunto nel suo discorso in direzione: "Mentre si facevano appelli all'unità c'era chi prevedeva il logo Democratici per il No". In serata, a lavori finiti, ai suoi ha detto: "Abbiamo mostrato che facciamo sul serio, adesso si assumeranno la responsabilità, se vogliono rompere. Io non posso bloccare il Paese per fare contento qualcuno della minoranza".

Alla direzione Renzi ha fatto la sua proposta: una commissione, formata anche da esponenti della minoranza dem, incaricata di sondare il campo delle forze politiche per arrivare ad una revisione il più possibile condivisa dell’Italicum. Il premier la mette sul tavolo per cercare di placare gli animi e ricompattare il partito. Arriva al opunto di rimettere in discussione (almeno a parole) quelli che erano considerati tre pilastri della legge elettorale: doppio turno, premio di maggioranza ed elezione dei senatori. L'unica condizione che ha posto è quella di non sacrificare il dibattito sul referendum e la riforma della Costituzione sull’altare della legge elettorale: "La riforma costituzionale non è un giocattolo per addetti ai lavori - ha avvertito - è una partenza per il Paese e siamo disponibili a farci carico di ulteriori mediazioni, ma non siamo disponibili a bloccare un Paese".

La minoranza del Pd ha respinto al mittente la proposta del premier, bollandola come "insufficiente". Il giudizio è stato scritto in calce alla relazione del segretario, approvata all’unanimità dei presenti, con successiva diserzione dal voto finale da parte di Speranza e degli altri. Una scelta seguita alla dura presa di posizione di Gianni Cuperlo. L’esponente di riferimento di Sinistra dem ha precisato che, se il percorso aperto dal segretario non porterà a una iniziativa convincente del Pd, lui voterà No al referendum facendo seguire a questa scelta le dimissioni da deputato. Cuperlo, che nel 2014 ha lasciato la presidenza dell’assemblea Pd in dissenso con la segreteria, ha infatti spiegato: "Alla fine di questa vicenda ognuno saprà benissimo cosa fare, e se un accordo vero sulle cose dette qui non dovesse esserci, io il 4 dicembre voterò No.

Ma, caro segretario, devi essere sereno perché se a quella scelta mi spingerai, io presenterò le mie dimissioni da deputato".

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