Cronache

"Per ore mi hanno trattato da mostro solo perché ho ritrovato quel corpicino"

La replica di Fidone: "Sono andato lì per istinto, non so perché altri non ci abbiano pensato". In serata riconvocato in Questura

Orazio Fidone, il cacciatore che ha trovato il corpo di Loris Stival, lascia la questura di Ragusa
Orazio Fidone, il cacciatore che ha trovato il corpo di Loris Stival, lascia la questura di Ragusa

«Come vuole che mi senta? Mi sento come uno che per 4 ore è stato sospettato di essere un mostro. Ma io voglio solo collaborare con la giustizia. Trovare l'assassino di Andrea Loris sta a cuore a me, esattamente come sta a cuore a tutti. Chi ha ammazzato un innocente deve essere trovato subito e punito senza pietà». Così si confida a il Giornale Orazio Fidone, 65 anni, pensionato Enel, con l'hobby della caccia: un omone dalla faccia pulita con gli occhi che sembrano sempre lucidi di lacrime e un paio di baffetti ben curati. Di sicuro Orazio Fidone ha trascorso una brutta notte. Popolata da incubi. Per ore si è rigirato nel letto senza chiudere occhio. Ed è stato meglio così. Perché ogni volta che provava a farlo, ecco che spuntava l'immagine terribile del piccolo Loris nel fosso, lì a pochi metri dal vecchio mulino. E allora meglio tenere le palpebre alzate, confidarsi con la moglie nel pieno della notte e - soprattutto - ripensare a quanto detto poco prima in questura, davanti a un pm ben intenzionato a verificare tutto. E dietro quel «tutto» c'è l'intera essenza di un delitto terribile, come sanno essere terribili solo i delitti contro i bambini. E Andrea Loris Stival aveva 8 anni.

Orazio in questa storiaccia è entrato come testimone, trasformandosi in 24 ore in «persona informata sui fatti». E così è finito su tutti i telegiornali. E anche se non è indagato per lui non è ancora finita: ieri sera è stato convocato di nuovo in Questura. Anche per chiarire la presenza nella sua casa di alcune armi non dichiarate.

«Aiuto, aiuto ho trovato il bambino», aveva urlato ai volontari impegnati nelle ricerche. Poche ore prima - secondo il suo racconto - era stato convinto dalla moglie a partecipare anche lui alla battuta per cercare il piccolo scomparso. E in pochi minuti Orazio diventa l'«uomo del giorno», quello che ha «trovato il cadavere di Andrea». Intervistatissimo da ogni tg. Fidone, che conosce la famiglia del bimbo, piange e dice: Quando ho visto quel corpicino mi si è raggelato il sangue. Temo sia stato violentato. Se avessi potuto dargli la mia vita lo avrei fatto». E ancora: «Rifarei quello che ho fatto non una, ma cento volte. Non mi pento di essermi alzato dalla poltrona e di essere andato a cercarlo - aggiunge - anzi, mi meraviglio di come qualcun altro non abbia pensato a quel posto». Dichiarazioni un po' sopra le righe per un semplice volontario impegnato nelle ricerche. Intanto tutta l'area adiacente al luogo del «vecchio mulino» viene isolata. Di ieri la notizia che anche l'auto di Fidone è stata sequestrata. «Atto dovuto», minimizzano gli inquirenti. Ma ieri il signor Orazio e la sua famiglia hanno trascorso momenti di inferno. Bruciati dalle fiamme del dubbio. Con Fidone tormentato da ore di domande.

Un botta e risposta, con attimi drammatici, che il Giornale è in grado di ricostruire nei suoi momenti-chiave. «Scusi, signor Fidone, ma come faceva a sapere che il cadavere di Andrea Loris era nascosto proprio nel luogo in cui lei lo ha trovato? Come ha fatto ad andare a colpo sicuro?» gli ha chiesto il pm Marco Rota. Orazio ha risposto: «L'ho cercato in quel posto perché pensavo che era una zona dove nessuno sarebbe andato».

«Ma perché ci è andato proprio lei?», hanno ribattuto gli inquirenti. E il cacciatore: «Mi sono diretto lì d'istinto». Come sarebbe a dire «d'istinto»? «È una zona conosciuta per la caccia, che frequento spesso...». Gli investigatori sono dubbiosi, lo incalzano. Fidone cerca di riordinare le idee: «Lì c'è un vecchio mulino in disuso, un canalone tra le canne con pochi centimetri di acqua. Pochi metri sopra c'è una specie di ponticello. Mi sono affacciato e ho visto il corpo supino». Ma perché Orazio si è «affacciato» proprio da quel ponticello? Lui replica: «Non lo so...». Forse anche per questo la Procura ha deciso di sequestrargli l'auto con cui è andato sul posto dove giaceva il cadavere. E perché si sequestra un auto? Per verificare se all'interno ci siano tracce «significative». E, in questo caso, le tracce «significative» sarebbero quelle del povero Andrea o di qualcosa che comunque riconduca a lui. Oggi la moglie e la figlia del signor Fidone sono come due leonesse che difendono il proprio cucciolo, un cucciolo di nome Orazio. Ruggiscono contro i giornalisti: «Ha chiarito la sua posizione. Vuol collaborare con la giustizia. Siamo tutti sereni.

Lasciateci in pace». In pace?

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