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La resa dei Cinque Stelle dopo la disfatta ai seggi: "Apriamo a liste civiche"

Di Maio: "Basta presentarci dove non siamo pronti". Laurea e inglese per candidarsi all'Ue

La resa dei Cinque Stelle dopo la disfatta ai seggi: "Apriamo a liste civiche"

Davvero troppi tre giorni di silenzio, per non concluderli con l'annuncio di qualche novità. Con un post sul Blog delle Stelle, Luigi Di Maio, per la prima volta, si concede a una mezza autocritica dopo una sconfitta elettorale e lascia cadere un'altra delle regole auree su cui si era fondato il M5s. La notizia è ben nascosta nelle pieghe del testo dal titolo «Riflessioni sul futuro del Movimento 5 Stelle» ma c'è, proprio come anticipato nei giorni scorsi dai soliti spifferi di Palazzo. «Dobbiamo aprire ai mondi con cui sui territori non abbiamo mai parlato - scrive il capo politico e vicepremier - dobbiamo decidere se guardare alle liste civiche radicate sul territorio».

La dichiarazione suona come una resa alla realpolitik, seppure annacquata da un «passaggio» da fare con la base attraverso la piattaforma online. Prosegue Di Maio: «Questo processo non si concluderà dall'oggi al domani. Richiederà mesi e richiederà impegno da parte di tutto il Movimento per poi arrivare alla formulazione di proposte da votare su Rousseau». L'altra notizia è l'autocritica. Non più la giustificazione, con tanto di orgogliosa rivendicazione del «noi contro l'accozzaglia di liste delle altre coalizioni», bensì l'esigenza di un cambio di passo e di un'apertura, sul modello di quanto fatto con le liste per le Politiche del 4 marzo. Il vicepremier parla di «alcuni problemi di fondo. Che come Movimento dobbiamo affrontare. Che io come capo politico del Movimento 5 Stelle intendo affrontare». Anche se poi il tutto è declinato, in modo piuttosto generico, come «un percorso che preveda un lavoro sul territorio fatto di incontri con categorie, mondo del sociale, con gli amministratori».

Per la prima volta, il capo politico mette se stesso e i dirigenti locali sul banco degli imputati. E dice di voler lavorare «non improvvisando, come a volte accade», quindi «questo vuol dire pure che dove non siamo pronti dobbiamo smetterla di presentarci». Il discorso, più che un ritorno alle origini, sembra un'ulteriore evoluzione verso il pragmatismo. E un messaggio chiaro ai settori «storici» del M5s ancora legati sul territorio a quel che rimane dei vecchi meet-up. Quegli attivisti che, alle amministrative, si sono sempre opposti alle cosiddette candidature della «società civile». E qui spunta la terza notizia, ovvero l'apertura delle liste per le elezioni locali ai «nuovi mondi». Dal mondo accademico e scientifico, fino a imprenditori e forze dell'ordine.

Ieri è stata anche la giornata del via alle candidature per le Europarlamentarie. Con due novità, fatte apposta per evitare impresentabili e «portavoce» dal curriculum imbarazzante. Attraverso la nuova funzione di Rousseau «Open candidature» si vuole razionalizzare il flusso di aspiranti candidati rendendo visibili agli elettori le informazioni relative a ogni profilo caricato nel sistema.

Il «sistema meriti», invece, si legge su Rousseau «consente agli elettori di poter ordinare e scegliere i candidati tenendo conto di diversi fattori, in parte legati al curriculum e alla conoscenza delle lingue, ma anche alle attività svolte per il Movimento e su Rousseau». Tra i meriti, particolare importanza andrà ai titoli di studio, all'inglese, riconoscimenti ricevuti e «alto livello di specializzazione in un determinato campo professionale».

Questi ultimi profili sono definiti «Supercompetenti», proprio come chi, secondo la retorica dell'uno vale uno, doveva essere spazzato via.

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