Politica

La resa dei conti tra veleni e ricatti

La verità fa male per poco, una bugia per sempre. Di questo è morto Marino. E se Renzi tace, significa che ha paura

La resa dei conti tra veleni e ricatti

L'affare si complica. Ignazio Marino è completamente fuori controllo. Inutili i tentativi del Pd e di Renzi di riportarlo alla ragione. Doveva dimettersi ieri ma non lo ha fatto, rimandando la firma della lettera di ora in ora. Incassa senza batter ciglio l'estrema unzione del Vaticano («Lascia solo macerie», ha scritto ieri l' Osservatore Romano ), minaccia di presentarsi alle prossime elezioni con una sua lista che azzererebbe l'esigua speranza della sinistra di stare in partita. Annuncia – anche se poi smentisce – clamorose rivelazioni capaci di «tirare giù tutti», email ed appunti meticolosamente conservati, il cui contenuto, se divulgato, farebbe impallidire i vertici del suo partito. E ci si mette pure Luxuria, il trans già onorevole, a buttare benzina sul fuoco, ventilando il possibile arrivo di uno scandalo sessuale costruito per incastrare il sindaco.

Marino, insomma, vuole vendere cara la pelle e regolare i conti. Manda pizzini, dimostrando così che il suo partito, il Pd, ha da nascondere ben più porcherie di quelle già emerse in «Mafia capitale», l'inchiesta che ha aperto la voragine nella sinistra romana. Cosa c'è scritto sulle agende di Marino di così compromettente? Se il sindaco ha ricevuto pressioni indebite dai suoi compagni di partito dovrebbe denunciarle all'opinione pubblica, o ai magistrati se contenessero ipotesi di reato. Perché tenere quelle famose agende nel cassetto? In cambio di che cosa? Aver salvo il posto, la vita politica, barattarle con qualche favore? Evidentemente il clima allusivo e minaccioso di «Mafia capitale» ha contagiato anche il chirurgo moralista. Ma è difficile, in ogni caso, credere a un uomo che ha mentito sulle multe prese con la famosa Panda rossa, sul Papa, sulle note spese, sulle sue frequentazioni con loschi personaggi coinvolti nella spartizione di appalti e mazzette.

Soprattutto in politica vale la massima: la verità fa male per poco, una bugia per sempre. Di questo è morto Marino. E se Renzi continua a stare zitto sull'argomento e a permettere che questa sceneggiata vada avanti ancora, vuole dire che le parole che Marino potrebbe pronunciare, vere, verosimili o false che siano, fanno davvero paura a lui e al suo partito. Tecnicamente sarebbe un ricatto.

E purtroppo è un'ipotesi che non si può escludere.

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