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Retromarcia Ue sui migranti: «Aiuti a casa loro, costa meno»

La Commissione di Bruxelles ripensa il dogma buonista delle porte aperte. Intanto sempre più Stati membri vogliono chiudere i loro confini

Accogliere i migranti è «un dovere morale», ma per non incentivarne l'arrivo in massa in Europa bisogna anche investire per l'assistenza dei profughi nei Paesi di prima accoglienza, «rendendo vivibili le loro condizioni laggiù». Conviene, perché costa da 10 a 20 volte di meno.Il calcolo finanziario, accanto a quello umanitario, lo fa Kristalina Georgieva, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per il bilancio Ue. In un'intervista a Repubblica, spiega che la necessità di «alleviare le sofferenze» degli immigrati si accompagna ad «un interesse specifico a farlo per tutelare la nostra sicurezza e le nostre finanze». Il discorso è pragmatico e prende come esempio i siriani: visto che «siamo letteralmente circondati da un cordone di crisi umanitarie», dobbiamo intervenire sui fattori che li spingono «ad abbandonare i campi e le sistemazioni che hanno trovato quando sono fuggiti dalla guerra». Per la Georgieva è la «mancanza di speranza». E precisa: «Non tanto per sé, ma per i propri figli. Il 70 per cento dei bambini sfuggiti al massacro siriano non va a scuola». Per cercare di dare ai più giovani una «speranza di vita normale» le famiglie si muovono verso i Paesi che offrono di meglio. Ma, sottolinea, se avessimo creato scuole e condizioni di vita dignitose, «avremmo risparmiato soldi».È la migliore giustificazione per i 3 miliardi di euro promessi dall'Ue alla Turchia per assistere i profughi siriani sul suo territorio. Una decisione che solleva polemiche. Il presidente greco Prokopis Pavlopoulos, ad esempio, accusa le autorità turche di favorire i trafficanti di profughi e avverte che il suo Paese non contribuirà al fondo fino a quando la Turchia non ridurrà il flusso dei migranti verso le coste greche.Bisogna far quadrare i conti e il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble propone una tassa europea sulla benzina per finanziare i costi sostenuti per la crisi dei rifugiati. Intanto continuano a chiudersi frontiere in Europa. L'Austria, che ha sospeso Schengen a settembre, prolungherà i controlli temporanei ai confini fino a febbraio. E se con la Germania deciderà di limitare l'accoglienza dei migranti, la Slovenia è pronta ad adottare subito misure analoghe, mentre il premier Miro Cerar chiede «un aiuto comune alla Macedonia nel controllo dei confini esterni dell'Ue per prevenire nuovi flussi migratori di massa». La Croazia, dove venerdì si insedia il nuovo governo, si prepara a seguire l'esempio e ristabilire i confini.Il governo tedesco si trova in difficoltà, crescono le pressioni del partito alleato Csu e del partner di coalizione Spd. La cancelliera Angela Merkel fa sapere, però, che non teme di perdere il posto e non cambierà la sua linea sull'immigrazione. Ogni Paese si attrezza per far fronte ai problemi generati dall'afflusso crescente di stranieri. Il primo ministro britannico David Cameron annuncia lo stanziamento di un fondo da 26 milioni di euro per consentire alle donne musulmane nel Regno Unito di imparare l'inglese in un periodo di due anni e mezzo. Ma, attenzione, se non lo faranno saranno espulse.In Olanda, invece, ci si preoccupa del fatto che i centri di accoglienza diventino serbatoio per la prostituzione.

Attorno, denuncia la polizia, trafficanti di esseri umani cercano di reclutare giovani donne.

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