Politica

Riace, migranti in rivolta La sinistra accusa Salvini scarica su Minniti

Pullman già pronti a partire. Il Pd attacca il Viminale. La difesa: inchiesta nata nel 2017

Stefano Zurlo

Il borgo di Riace si spopolerà di nuovo. I primi pullman con i migranti a bordo potrebbero partire già oggi per altre destinazioni. Finisce un modello di integrazione diffusa, controverso ma ammirato e studiato in mezzo mondo. «I migranti non sono merci che si trasferiscono dalla sera alla mattina», si dispera, dalla casa in cui è blindato ai domiciliari, il sindaco Mimmo Lucano che nel '98 assegnò alcune case abbandonate a 200 profughi curdi mettendo in moto questo esperimento sociale. Ma la tenaglia stretta quasi in simultanea da magistratura e ministero dell'Interno non lascia scampo. Prima l'arresto di Lucano per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, con tanto di falsi matrimoni combinati per eludere la legge. Poi, la seconda mazzata: la circolare del Viminale che decreta la morte del progetto per «palesi irregolarità».

I migranti difendono quell'esperienza nata nel Sud più profondo, in un paesino calabrese noto solo per i celeberrimi Bronzi, ma la partita sembra chiusa. Certo, si tenterà la strada di un disperato ricorso al Tar, per salvare il salvabile, e il tribunale del riesame valuterà l'inchiesta della procura di Palmi, già ridimensionata dallo stesso gip che ha bocciato gran parte dei capi d'imputazione. Non cambia molto. Game over. E lo scontro si fa tutto politico. Con accuse e controaccuse fra Pd e Lega, fra l'aspirante segretario Nicola Zingaretti e il vicepremier Matteo Salvini, mentre i Cinque stelle sembrano defilarsi e mantengono un basso profilo. «L'atto politico vergognoso compiuto da Salvini con Riace - attacca il governatore del Lazio - è un atto immondo. Noi ci opporremo al furto di futuro che vuole compiere questo governo. Sugli immigrati stanno giocando sporco, esaltando le paure». E ancora, questa volta in polemica con le toghe: «Noi siamo garantisti, ma riteniamo Mimmo Lucano una persona per bene».

Salvini replica invitando il Pd a smetterla con i proclami a effetto e a mettersi d'accordo con se stesso: «Ma quelli del Pd che parlano di deportazioni lo sanno che l'indagine sulle gravi irregolarità compiute a Riace e sull'arrestato sindaco erano state avviate da Minniti, mio predecessore al Viminale e possibile segretario del loro partito?». Sì, l'indagine amministrativa, parallela a quella giudiziaria, era stata avviata nell'estate del 2017, quando al Viminale c'era Marco Minniti che nei prossimi mesi potrebbe contendere proprio a Zingaretti la poltrona di segretario del Pd.

Salvini, insomma, tiene il punto e non arretra, ma fa di tutto per non calcare la mano e per non trasformare Lucano, già accerchiato dalle istituzioni, in un martire da sbandierare nei prossimi cortei e manifestazioni. Va in questa direzione anche una nota del Viminale diffusa in serata: «Non ci sarà alcun trasferimento obbligatorio, i migranti si sposteranno solo su base volontaria». Si può pure restare a Riace, ma senza più il paracadute dei soldi e degli aiuti.

Carla Nespolo, presidente dell'Anpi, si rivolge invece ai Cinque Stelle che hanno scelto, finora, una linea alla Ponzio Pilato: «Chiediamo a Luigi Di Maio e agli eletti del Movimento di far sentire la propria voce su questa vicenda. No, cari amici Cinque Stelle: reddito di cittadinanza, riforma delle pensioni e altro sono obiettivi importantissimi. Ma anche Riace lo è. Non girate lo sguardo da un'altra parte. Fermate Salvini».

Ma ormai lo smantellamento è in moto. E presto, già nelle prossime ore, circa 200 ospiti potrebbero lasciare il villaggio. Per il ministero il sistema Riace ha accumulato 34 punti di penalità e l'unica soluzione è la chiusura.

Troppe le irregolarità: i numeri gonfiati, tanto che Roma esige la restituzione di cifre ingenti; la mancata formazione per l'inserimento nel mondo del lavoro, il ritardo nei corsi di lingua italiana e lo stato fatiscente di alcuni alloggi, con condizioni igieniche inaccettabili. Basta.

Cosi Roma spegne il sogno.

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