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Ridotti a una rissa da condominio: l'auto vaffa dei 5 Stelle

Un tempo predicava trasparenza, democrazia diretta e streaming. Ora che è venuto giù tutto, il M5s rivela quello che è sempre stato: un condominio di violenti e livorosi

Ridotti a una rissa da condominio: l'auto vaffa dei 5 Stelle

Il livore prima di tutto. Esce sempre. È un livore da osteria, violento e becero. Sempre rivolto contro gli avversari. Non trapela durante le comparsate tivù né tantomeno durante i tanti, troppi video sui social. E nemmeno durante gli streaming, ormai ridotti al lumicino da quando il movimento ha indossato giacca e cravatta e si è messo a governare andando a braccetto con tutti. È quel livore che trapela solo quando i grillini parlano off the records, lontani dalle telecamere, rinchiusi in assemblee e conclavi. Parolacce, minacce, insulti. Toni da osteria, toni da Vaffa Day. Tutti da lì vengono. Un tempo, però, predicavano trasparenza, democrazia diretta e streaming. Ora che le fondamenta costruite da Gianroberto Casaleggio si sono sgretolate ed è venuto giù tutto, il M5s rivela quello che in realtà è sempre stato: un condominio di violenti che adesso si stanno scannando tra loro.

Su Paola Taverna i retroscena dai Palazzi del potere ne hanno riportate di ogni. Il M5s le ha dato tanto: dal Quarticciolo alla vicepresidenza di Palazzo Madama. Oggi ce la ritroviamo come testa d'ariete contro Draghi. È uno dei falchi che hanno convinto il diccì Conte a rompere. "Oggi lo sfonnamo", ha sintetizzato lei prima di mandare in frantumi il patto di maggioranza. Qualche ora dopo, alla buvette del Senato, alcuni dei suoi hanno innalzato i calici. E hanno brindato alla crisi: "Finalmente siamo liberi!". Peccato che a distanza di una settimana, più che Draghi, ad essere stati sfonnati sembrano gli stessi 5S. Già decimati dall'addio di Di Maio, ora vivono una crisi senza precedenti. Crisi che nemmeno le riunioni, le assemblee e le ore passate su Zoom non riescono a sanare.

Pasdaran contro governisti. È sempre stato così. Da anni, però, i più barricadieri alla Di Battista sono stati messi a tacere. Ora rialzano la testa. Volano stracci e brutte parole, tracima l'odio. Una senatrice, Giulia Lupo, salta su e urla: "Se lo specchio non può sputarvi, forse potrebbe farlo qualcuno di noi...". Ecco la sintesi perfetta del conclave permanente del M5S, peggio di un'assemblea di condominio. Beppe il comico se ne tiene lontano. E Conte annaspa. Rischia un'altra diaspora, rischia (addirittura) che Di Maio gli faccia le scapre in parlamento. Ma tutto sembra già tracciato. "Ormai la scelta è stata presa, riunirsi dopo un video-ultimatum non serve", sintetizza la Dieni impallinando l'avvocato in pochette. "Draghi non cambierà idea con questo atteggiamento". Ma chi prova a dialogare viene messo a tacere. Passa per traditore. "È una caccia alle streghe", dicono i governisti. "Usano metodi fascisti". Sai che novità. È sempre stato così. Prima però li usavano "solo" contro avversari politici e giornalisti invisi. Ora che il nemico da abbattere è all'interno del movimento, l'odio va tutto contro i colleghi da epurare.

La Lupo è sicuramente il braccio armato della Taverna ma non è l'unica a pestare duro. Ultimamente è riapparso pure Casalino. Il primo luglio era in prima fila, al ristorante, a vantarsi dello strappo: "Ve lo leggo, ve lo leggo. L'ho preparato io...". E poi ci sono Travaglio, che gioca di sponda dal suo Fatto Quotidiano, e il globetrotter Di Battista che dalla Russia profonda blatera di "culi flaccidi" e etica. Nessuno di loro, però, invoca più il popolo 5 Stelle, la famosa base usata più volte in passato per votare le peggiori giravolte del movimento. Un "vaffa" pure alla farsa della democrazia diretta: quattro giorni di riunioni e nemmeno uno streaming. Si è tutto ridotto a un'assemblea di condominio, rissosa e violenta.

E, come in tutte le assemblee che si rispettino, del tutto inconcludente.

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