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Rifiuti, Salvini attacca ancora: con Di Maio è guerra fredda

Il grillino: i termovalorizzatori non sono nel contratto. Il leghista: "Non sono al governo per non fare niente"

Rifiuti, Salvini attacca ancora: con Di Maio è guerra fredda

Si scherza (letteralmente) con il fuoco. Una «miccia» che da tre giorni minaccia i «forzati» dell'alleanza di governo, divorandone le prospettive future in ripicche e sospetti. Al punto che il premier Conte si sente costretto a precisare, da Palazzo Chigi, con il timbro dell'ufficialità (Casalino) che è lui «il garante dell'osservanza del contratto di governo, su tutto il programma, quindi anche sul tema dell'ambiente e dei rifiuti». Ma la tensione accesa dal vicepremier leghista Salvini a proposito degli inceneritori evoca anche ferite mai rimarginate, dissidi che non trovano risposta nel contratto di governo, finendo forse per alimentare persino la ricomparsa di fantasmi che si credeva sopiti. Divampano così nella notte di Torre del Greco (Napoli) cumuli di monnezza non raccolta da giorni. Un segnale anche questo, tra cittadini esasperati e interessi della malavita locale, che non manca di aggiungere fascina al falò. Alla vigilia del vertice di domani, dove a Caserta il governo firmerà un protocollo sulla cosiddetta «Terra dei fuochi», le fiamme della maggioranza finiscono per innervosire pure il governatore De Luca che sbotta: «Chiederò a Conte di farla finita con questa buffonata propagandistica perché veramente ci stanno rompendo le scatole». Matteo Salvini, però, non intende mollare la presa. I rinnovati contatti con Berlusconi («solo un caffè, abitiamo vicini»), hanno creato negli alleati grillini l'evidente preoccupazione di un rafforzamento dell'area di centrodestra, anche in vista di un epilogo elettorale. Che il vicepremier Di Maio non nega, pur facendo buon viso a cattivo gioco: «Le elezioni non le temo. Loro è normale che s'incontrino, sono alleati sul territorio». Esorcismo che non disinnesca le prospettive di una rinnovata «politica dei due forni» capace di accrescere il peso della Lega. Non per niente l'ultima risposta alle proteste grilline ha un'aria spavalda e tutt'altro che rassicurante per gli alleati. «Se hanno fatto finta di niente per trent'anni, io non sono al governo per fare finta di niente. I rifiuti vanno smaltiti producendo anche utili, energia, ricchezza e non producendo i roghi tossici che avvelenano e ammazzano. Se produci dei rifiuti, quasi ovunque quei rifiuti significano ricchezza non devastazione. Un governo ha il dovere di trovare una soluzione per evitare una nuova emergenza in Campania, e lo faremo senz'altro». Una posizione nettamente opposta a quella del Movimento 5 stelle che qui in Campania, come ricorda Di Maio, raccoglie il 60% dei consensi. Il vicepremier grillino si trincera ancora al contratto di governo: «Gli inceneritori non ci sono, nel contratto. E poi se parliamo di inceneritori in Campania c'è già uno dei più grandi inceneritori in Europa. Crediamo di sapere che qui non bisogna fare il business degli inceneritori, ma bisogna fermare il business dei rifiuti». Il tema, nel quale si intrecciano i due capisaldi ideologici dell'anticorruzione e dell'ambiente, è tra i più delicati per il Movimento, compatto come non mai.

Il riferimento all'entità sempre più vetusta del contratto viene però rigettato da Salvini, che rilancia: «Il sabato sono di animo positivo non ho voglia di polemizzare con nessuno. Lo dico agli amici di governo, con cui ho firmato un contratto. Quando prendo un impegno con qualcuno do l'anima e il sangue per andare fino in fondo.

Poi la realtà cambia e c'è bisogno di andare avanti e non indietro».

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