Politica

Riforme, ancora scontro nel Pd

Orfini: "Minaccia incredibile, ma forse sono strano io...". Chiti e Migliavacca: "Non accettiamo lezioni"

Riforme, ancora scontro nel Pd

Continuano gli scontri interni al Pd, con la minoranza dem che promette un "Vietnam" in Aula sul ddl Boschi sulla riforma del Senato. Un atteggiamento che non piace certo alla testa del partito.

"Che alcuni senatori del mio partito minaccino il vietnam parlamentare contro il nostro governo a me pare incredibile. Ma forse sono strano io", sbotta ora su Twitter il presidente del Pd, Matteo Orfini.

Da giorni, del resto, diversi esponenti dem parlano di una vicina "resa dei conti" in Senato, dove presenteranno emendamenti invisi al governo, come quello che prevede il ritorno al Senato elettivo con senatori scelti durante le Regionali. Altre modifiche riguardano la scelta dei giudici costituzionali (due di essi sarebbero eletti dal Senato) e il Quirinale (per la cui elezione verrebbero coinvolti anche duecento sindaci).

Di certo il dibattito resta aperto nel partito. "Alcuni senatori del Pd espongono su alcuni quotidiani il loro programma di fine mandato. Promettono un Vietnam parlamentare contro il loro partito ed il governo Renzi, per bloccare le riforme e ripartire da zero. Un progetto assai ambizioso: tornare al passato", si sfoga il senatore del Pd Andrea Marcucci. "Non è guerriglia, ma la patetica dimostrazione dell’incapacità della minoranza Dem di essere riformista", attacca la sua collega Francesca Puglisi, mentre Franco Mirabelli fa notare: "Dalle opposizioni in questi giorni viene la disponibilità a discutere la riforma costituzionale , condividendone la necessità. Sorprende invece la posizione della minoranza Pd, che minaccia un Vietnam per bloccare il cambiamento di cui il Paese ha bisogno. È un modo di stare nel partito inaccettabile, soprattutto da parte di chi ha parlato per anni della ditta. C’è l’idea di usare l’Aula per una battaglia politica interna e non per sostenere il governo Renzi e le riforme che servono al Paese, e agli italiani. Cosi si fanno danni al Pd ma soprattutto alla politica, dandone una rappresentazione autoreferenziale e distante anni luce dai cittadini".

"Lealtà non è fedeltà acritica: su questo non siamo disposti ad accettare lezioni", ribattono Vannino Chiti e Maurizio Migliavacca, "Nel Pd attuale c’è spazio per chi abbia posizioni diverse su riforma della Costituzione, scuola, lavoro e welfare oppure è un disturbo insopportabile, un delitto di lesa maestà?"

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