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Prescrizione, spunta il compromesso

Prescrizione, Spazzacorrotti e reddito: misure simbolo che non servono al Paese

Prescrizione, spunta il compromesso

«Il giustizialismo può essere approvato in Parlamento ma poi viene bocciato in Corte Costituzionale. Non è che l'inizio. Chi ha orecchi per intendere intenda #prescrizione». L'avvertimento di Matteo Renzi non è che l'ennesima mina sulla strada della maggioranza di cui fa parte. Lo Spazzacorrotti giudicato incostituzionale dalla Consulta sulla retroattività voluta dal M5s. Le trattative per modificare lo stop grillino alla prescrizione che continuano a fare ballare il governo. Il reddito di cittadinanza, bandiera pentastellata, bersagliato dai renziani e dalle inchieste sui furbetti di mezza Italia. Il Conte bis traballa sulle misure simbolo del Movimento, indigeste al Pd, indigeribili ai renziani di Italia Viva e a una parte di Paese.

Sulla giustizia è caos. Magistrati e avvocati che hanno criticato duramente la riforma che abolisce la prescrizione incassata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il Primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone aveva lanciato l'allarme rosso per gli effetti della riforma: circa 20-25mila processi l'anno in più, con un «significativo incremento del carico penale che difficilmente potrebbe essere trattato. Sono necessarie soluzioni per scongiurare la prevedibile crisi». La mediazione raggiunta con il lodo Conte bis (da Federico Conte di Leu, non Giuseppe, il premier, ndr) prevede lo stop solo per i condannati, mentre per gli assolti la clessidra continuerà a decorrere. Se poi il giudizio di appello modificherà il primo trasformando la condanna in assoluzione, il ricalcolo restituirà i tempi di prescrizione persi. Un ricalcolo che potrebbe riguardare circa 12mila processi l'anno, visti i dati dei condannati in primo grado dichiarati innocenti in appello nel 2018. E potrebbe coinvolgere anche persone che senza lo stop dopo la condanna in primo grado sarebbero stati prescritti prima. Dal Csm invece arriva un altro alert, questa volta sulle intercettazioni: il decreto legge approvato a dicembre e ora in fase di conversione, pone le sue basi sulla «necessità di tutelare meglio la privacy» ma tale obiettivo «è stato perseguito con un significativo aggravio dell'attività del pm». Il parere approvato a larga maggioranza in plenum chiede un rinvio dell'entrata in vigore, prevista per il primo marzo.

Si annuncia una pioggia di ricorsi dopo la sentenza della Consulta sullo spazzacorrotti. La sua retroattività è stata dichiarata incostituzionale ma nel frattempo ha aperto le porte del carcere a persone che non ci sarebbero dovute entrare. La norma infatti cancellava la possibilità di accedere misure alternative per i condannati per reati di corruzione commessi prima dell'entrata in vigore della legge. «Innescheremo chiaramente azioni di rivalsa per la lesione dei diritti dei nostri assistiti», annuncia Gabriele Magno, presidente dell'Aivm, Associazione italiana vittime malagiustizia. E già ieri 7 persone coinvolte in Mafia capitale hanno lasciato il carcere.

E mentre l'Italia continua a essere la maglia nera nelle classifiche di crescita, la commissione europea indica che i «consumi privati, sostenuti dal nuovo Reddito di cittadinanza, dovrebbero sostenerla», anche se «il reddito reale disponibile è previsto che aumenti solo moderatamente», ha riferito il commissario Gentiloni specificando che non si tratta di una valutazione politica della misura. La Commissione attende di verificare se funzioneranno nel medio termine anche le politiche del lavoro connesse.

A oggi pare di no, visto che i beneficiari sono 2,3 milioni, di cui circa 791mila occupabili, ma a dicembre, stando ai dati di Anpal, solo 28mila avevano trovato lavoro: il 3,6% del totale.

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