Politica

Rimpatri? Pochi e pure costosissimi

Solo 9.693 riportati in patria. Fino a 25mila euro per un viaggio aereo

Rimpatri? Pochi e pure costosissimi

Sono stati 9.693 gli extracomunitari rimpatriati nei primi cinque mesi del 2017, secondo i dati forniti dal ministero dell'Interno. Nel 2016, nell'arco di 365 giorni, gli espulsi furono 18.664 su 181.436 sbarcati, ovvero solo il 10 per cento del totale. La maggior parte delle persone riaccompagnate nella patria d'origine sono di nazionalità tunisina, egiziana o marocchina. Ma non sono tanto i numeri a far capire quanto ancora molto ci sia da fare, quanto il prezzo che l'Italia paga per rispedire a casa chi non ha diritto a stare nel nostro Paese.

Basti pensare che, secondo quanto riportato nel rendiconto generale dello Stato, per il 2017 sono stati stanziati 19 milioni di euro per l'esecuzione delle espulsioni.

Un calcolo della spesa effettiva si può fare velocemente. Se il soggetto che deve essere rimandato a casa è previsto che prenda una nave, la spesa è di poche centinaia di euro per il biglietto e altrettanti soldi sono necessari per l'accompagnamento, a bordo di una volante, dello stesso, da parte di due agenti di polizia fino al porto di partenza.

Il discorso cambia molto se il rimpatrio deve avvenire in un Paese raggiungibile solo via aereo. In quel caso il prezzo del biglietto è altissimo, visto che si acquista la tratta a maggior costo in quanto, in caso di annullamento del volo, la partenza possa essere comunque garantita. Sul velivolo salgono due accompagnatori (di solito poliziotti), che dovranno seguire il rimpatriato fino a destinazione. Se il tragitto è molto lungo, queste persone dovranno anche pernottare nella città di arrivo. In tal modo l'aggravio dei costi è assicurato. Per un singolo rimpatrio, secondo un rapido calcolo, si può anche raggiungere la cifra di 25mila euro.

A volte succede che le persone da rispedire nello stesso Paese siano numerose, per cui si noleggiano charter arrivando a spendere anche centinaia di migliaia di euro. Agli agenti, oltre al pagamento del biglietto e dell'hotel, peraltro, si devono corrispondere anche le indennità di servizio all'estero. Il costo, ovviamente, cambia a seconda della tratta.

Nel 2011 la situazione era diversa, secondo quanto raccontato da alcuni agenti di polizia addetti all'accompagnamento degli extracomunitari fuori dai confini italiani. Si contava molto sugli aiuti dell'Unione europea, che oggi, invece, latita. Grazie alle sovvenzioni arrivate, Frontex rispedì a casa un numero altissimo di migranti. Ma era il periodo della Primavera araba, quello degli accordi del governo Berlusconi con la Tunisia e di un esodo sicuramente minore. Oggi moltissime Nazioni non collaborano più con l'Italia e si rifiutano di fornire i dati di chi arriva sulle coste del Bel Paese. I fondi in arrivo dall'Europa sono minori e il governo stenta a siglare le collaborazioni di un tempo.

Mentre il numero di chi rimane qui sale sempre di più e il costo dei rimpatri continua a gravare sulle spalle dei contribuenti italiani.

Commenti