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"Rimpatrio non era autorizzato". Così Macron aggira le regole Ue

Il Viminale smentisce la Francia: nessuna autorizzazione al rimpatrio dei due migranti scaricati a Claviere dalla gendarmeria francese

"Rimpatrio non era autorizzato". Così Macron aggira le regole Ue

Non c'è solo lo sconfinamento. Se i francesi ieri hanno provato a nascondersi dietro il dito degli errori di alcuni gendarmi, in realtà quanto successo a Claviere, in Piemonte, porta con sé qualcosa in più di un semplice abbaglio sull'orientamento. Ecco perché il ministro dell'Interno Salvini si dice "non soddisfatto" dalle spiegazioni fornite da Parigi e parla di "offesa senza precedenti nei confronti del nostro Paese".

Il furgone della gendarmerie è stato avvistato dalle forze di polizia italiane, che hanno filmato l'inaccettabile invasione. La Digos ha spedito il video alla procura di Torino che ha prontamente aperto una indagine su quanto successo venerdì notte. I fatti da chiarire non sono pochi. "Chi erano questi immigrati? - si chiede Salvini - Da dove venivano? Perché sono stati abbandonati? E ancora: per la civile Parigi è normale scaricare delle persone nei boschi? Perché i francesi parlano di “gendarmi che non conoscevano la strada”, se poi il furgone è rientrato nel proprio paese a gran velocità e senza esitazioni?".

Il "deplorevole errore", come lo definisce Parigi, somiglia però più a un modo per aggirare i regolamenti europei. Ecco perché Salvini non intende "accettare le scuse" del "signor Macron". Fonti del Viminale, contattate dal Giornale.it, confermano che gli immigrati scaricati di notte dai francesi nel Belpaese "non sono dublinanti" e il rimpatrio "non era autorizzato dall'Italia". Cosa significa? Che la Francia sembra infischiarsene delle regole europee. E pensare che nella nota diffusa ieri, le autorità francesi avevano affermato che "la stazione di polizia di Bardonecchia" era "informata correttamente in relazione al trasferimento di due stranieri illegali al confine". Ma perché allora abbandonarli alla frontiera e non portarli ad una stazione di polizia italiana? Mistero. Ma i francesi non sono nuovi a questi comportamenti, come confermato dal sindaco di Ventimiglia.

Il regolamento di Dublino III, in vigore dal 2014, è chiaro sul fronte dei rimpatri dei cosiddetti dublinanti, ovvero i richiedenti asilo che - entrati in uno Stato - poi travalicano i confini e soggiornano in un altro Paese. Le norme Ue prevedono che sia il Paese di primo ingresso (l'Italia) a doversi far carico di queste persone, ma il rimpatrio non può essere fatto senza autorizzazioni precise.

Innanzitutto un migrante che ha fatto domanda di asilo in Italia può essere riportato nel Belpaese solo se viene fermato in Francia entro tre mesi dal suo sconfinamento. Oltre quel termine è Parigi a doversi far carico della sua condizione. Per rimpatriarlo, poi, le autorità d'Oltralpe devono chiedere all'Italia di "prendere in carico il richiedente quanto prima", allegando "elementi di prova o circostanze indiziarie" che "permettano alle autorità dello Stato richiesto di verificare la competenza". A quel punto "lo Stato membro richiesto procede alle verifiche necessarie e delibera sulla richiesta di presa in carico". Concluse tutte le formalità del caso, avviene il trasferimento. È quello che accade normalmente con la Germania, che prima di far alzare in volo i charter con i migranti avvia lunghe procedure per i rimpatri (che il ministro Seehofer vorrebbe accelerare).

Queste regole però riguardano i richiedenti asilo e non i clandestini. Per questi, e per aggirare il problema della lunga burocrazia, la Francia ha ripristinato i controlli ai confini e non appena trova un irregolare che attraversa il confine lo carica su un treno e lo rispedisce in Italia. Dagli attentati terroristici del 2015, infatti, Parigi applica nei fatti la sospensione di Schengen (prorogandola ogni sei mesi), nonostante le regole Ue prevedano un massimo di tre anni. L'ultimo "rinnovo" scadrà il prossimo 30 ottobre, ma non è detto che poi le frontiere tornino un colabrodo.

Parigi può farlo, per carità, anche in base all'accordo di Chambery del 1997 (firmato da Prodi) che permette a Francia e Italia di "restituire all’altro Stato gli extracomunitari clandestini provenienti da quest’ultimo, intercettati all’atto di oltrepassare la frontiera". Ma non può essere fatto senza seguire delle regole. Secondo Chambery, infatti, è nei "Centri di cooperazione" (a Ventimiglia e Mentone) che gli Stati dovrebbero consegnare "le persone in situazione irregolare, nel rispetto degli accordi vigenti". Di certo non dovrebbero essere scaricati di notte in zona boschiva.

E in territorio italiano.

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