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Il risiko dei ministeri: Di Maio agli Esteri. E per la Difesa spunta Franceschini

Il risiko dei ministeri

Il risiko dei ministeri: Di Maio agli Esteri. E per la Difesa spunta Franceschini

Nasce come il governo del plebiscito, ma è già quello della rinuncia. Dopo il pronunciamento della piattaforma Rousseau e a poche ore dalla presentazione ufficiale dalla squadra dei ministri, si registrano infatti i primi rifiuti. Andrea Orlando, per un giorno indicato al ministero degli Esteri, ha deciso ieri di tirarsi fuori e rivelato che ministro in pectore lo è stato davvero («Il segretario Zingaretti mi ha proposto di entrare al governo con una delega di grande rilievo, ma ho declinato»). Il passo indietro di Orlando spinge in avanti Luigi Di Maio. Per lui si apre l'ingresso della Farnesina. Già chiusa era invece la contesa intorno ai vicepremier che scompariranno. A svolgere i loro compiti saranno chiamati i sottosegretari alla presidenza. Se ogni partito ne rivendica uno (Vincenzo Spadafora per il M5s e Paola De Micheli per il Pd), Giuseppe Conte ne rivendica un altro e questa volta tutto per sé. Si tratta dell'attuale segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa. Ma Conte pretende anche di tenersi la delega ai servizi. Unanime sembra invece la decisione di affidare il Viminale a un tecnico anche per smontare i veti incrociati. Alessandro Pansa, già capo del Dis, è da Conte considerato l'uomo adatto, ma, nelle ultime ore, a spuntarla appare essere l'ex prefetto di Milano, Luciana Lamorgese, donna di provata esperienza e molto amata dai colleghi prefetti. La posta più importante rimane tuttavia quella dell'Economia. A giocarsela sono rimasti Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, e Roberto Gualtieri, eurodeputato del Pd, favorito dai rapporti che in questi anni è riuscito a intrecciare in Europa da presidente della Commissione Problemi Economici. Sullo sfondo rimane la riconferma di Giovanni Tria se non si vuole eccedere con la discontinuità. Intoccabile, per Conte, risulta essere il ministero della Giustizia, Alfonso Bonafede, così come Giulia Grillo che il M5s vorrebbe ancora alla guida della Sanità e Riccardo Fraccaro ai rapporti con il parlamento. Destinata a cambiare è la poltrona del ministero della Difesa. Al posto di Elisabetta Trenta dovrebbe insediarsi Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd in epoca Renzi e oggi presidente del Copasir. Tra i ministeri che si sono scoperti insidiosi da assegnare c'è lo Sviluppo Economico. Il M5s non vuole cederlo al Pd e Di Maio preferirebbe un tecnico oppure consegnarlo a un esponente del M5s (Stefano Buffagni, Laura Castelli o Barbara Lezzi). È probabile che ci vada l'ex ministro e attuale capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio. Una vera sorpresa, ormai data quasi per certa, è invece la nomina di Paola De Micheli alle Infrastrutture. Da giorni, Stefano Patuanelli, capogruppo del Senato per il M5s, era l'unico punto fermo della squadra (qualcosa avrà) chiamato a sostituire alle Infrastrutture, Danilo Toninelli (che dovrebbe tornare a fare il capogruppo al Senato per il M5s). Ieri la situazione si è ribaltata a favore della vicesegretaria. Inalterata sarebbe ancora la casella del ministero del Lavoro dove Nicola Zingaretti avrebbe fatto il nome di Giuseppe Provenzano, vicepresidente dello Svimez che, salvo rivoluzioni, sarà chiamato a gestire il ministero del reddito di cittadinanza. Protagonista e regista di tutta la trattativa è senza dubbio Dario Franceschini che potrebbe riprendersi i Beni Culturali (era stato ministro con Renzi e Gentiloni), anche se i rumors dell'ultime ore lo davano verso la Difesa. Di fatto si candida a essere capo delegazione o semplicemente capo. Viene con insistenza chiesto dai renziani il ministero dell'Istruzione (Anna Ascani) ma, ieri, Nicola Morra (M5s) rilasciava interviste colte per confermare che lui ci spera ancora. Non sarà il ministro degli Esteri, ma potrebbe esserlo degli Affari Europei la dem Lia Quartapelle. E qui si inserisce anche l'altra partita europea, quella del commissario, che sarebbe Paolo Gentiloni. Dovrebbe esserci spazio anche per Rossella Muroni di Leu e per i loro voti, necessari a puntellare la maggioranza. Per la Muroni si profila la carica di ministro dell'Ambiente, come per Federico D'Incà (deputato vicino a Roberto Fico) quello degli Affari Regionali e infine quello della Pa o Riforme per Giuseppe Brescia anche lui deputato M5s. Francesco Boccia (Pd) corre per quello dell'Innovazione.

Ministri ancora di carta, ma qualcuno di loro tra poco potrebbe essere già in carica.

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