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Rissa tra renziani e grillini. E i dem non toccano palla

Il Pd costretto a fare da paciere mentre i due alleati si intestano le misure della finanziaria. Scontro sul cash

Rissa tra renziani e grillini. E i dem non toccano palla

Preso in mezzo tra i 5 Stelle e il neo-partito di Matteo Renzi, che si scambiano botte da orbi e tengono tutta la scena, il Pd finisce per fare la parte del punching ball nello scontro sulla manovra.

Non solo il Pd: anche il premier Conte non riesce a mettere becco su nulla, e viene clamorosamente smentito dal suo stesso partito: le sue timide aperture a rimodulazioni delle «finestre di uscita» su Quota 100, che avrebbero consentito di recuperare un po' di denaro da mettere su capitoli più produttivi del pensionamento anticipato di un po' di privilegiati, sono state bruscamente zittite. E il povero Conte si è dovuto mettere sull'attenti: «Quota 100 non si tocca», ha ripetuto diligente.

Ma se il premier si limita a galleggiare accodandosi a chi pesa di più nella sua maggioranza, al Pd tocca il lavoro più oscuro di mediazione e ricucitura, incassando i colpi ora degli uni ora degli altri, anche perché a dover far tornare i conti e a mettere la firma sulla manovra sarà innanzitutto il suo Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia. Così, mentre Renzi si prende il vessillo di difensore delle giovani generazione costrette a pagare le pensioni anticipate, e apre rumorosamente anche il fronte del no all'abbassamento della soglia per l'uso di contanti, e mentre Di Maio e i suoi si prendono la bandiera dei paladini dello status quo e dei piccoli e grandi privilegi distribuiti col precedente governo, il Pd non ha stendardi.

Fa sapere che sul cuneo fiscale è passata la sua linea: il taglio sarà a favore dei soli lavoratori, e non delle imprese. Ma le risorse che ci verranno investite sono talmente poche (anche grazie ai costi di Quota 100) che difficilmente qualcuno se ne accorgerà.

Conte comunque fa mostra di grande entusiasmo, invita a non guardare le «singole misure» ma a guardare al «grande progetto riformatore per premiare l'onestà» che dice di avere in mente. E assicura: «Non vedo rischi per la stabilità del governo. Non permetterò che questa manovra sia terreno di scontro o campo dove piazzare la bandierina del proprio partito». Mentre intorno a lui è tutto un piantar bandierine: «Avevamo detto che avremmo difeso Quota 100 e lo abbiamo fatto: resterà intatta», esulta Di Maio. «È una misura iniqua, ai danni dei giovani - contrattacca Renzi - se si lascia così com'è si creerà non uno scalone ma un burrone: il burrone Salvini». Poi affonda anche sulla questione del contante: «L'abbassamento della soglia a 1000 euro è uno schiaffo al nostro governo, ve la votate voi», manda a dire a Palazzo Chigi quando nella notte di lunedì i grillini hanno lanciato l'idea di togliere i 3000 di soglia introdotta dal governo Renzi. «Invece di tagliare le spese si inventano una miriade di microtasse incomprensibili spiegano da Italia Viva Che fanno arrabbiare tutti in cambio di un mini-gettito».Toni più da opposizione che da maggioranza, che echeggiano alcune critiche di Forza Italia: se Osvaldo Napoli definisce Quota 100 «un furto a milioni di giovani, che in pensione non ci andranno mai», Antonio Tajani è secco: «La manovra non esiste. In compenso ci sarà un aumento della pressione fiscale e si metteranno ancora le mani nelle tasche degli italiani, perché non sanno dove trovare i soldi».

E intanto Pd e Palazzo Chigi temono il momento in cui dovranno essere rese pubbliche le tabelle allegate alla manovra, e si vedrà che se gli aumenti Iva sono disinnescati per il 2020, per il 2021 si prevedono maggiori entrate per ben 20 miliardi: «Pensate che casino pianterà Renzi», è il sospiro.

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