Cronache

Ritardi e omissioni, tutte le colpe

Tra mezzi bloccati e segnalazioni sottovalutate, quante mancanze dietro il disastro

Ritardi e omissioni, tutte le colpe

Lo spazzaneve annunciato ma mai arrivato ad aprire l'unica via di fuga alla trappola che stava piombando sugli ospiti dell'hotel Rigopiano; gli allarmi meteo che da giorni avvertivano di un pericolo slavine di livello 4 su 5; la neve che è continuata a cadere per giorni in Abruzzo fino a due metri di altezza, senza che le turbine spazzaneve entrassero in azione. Fino al giorno del disastro, mercoledì, quando la valanga è caduta davvero e i soccorsi sono stati impossibili se non all'alba della mattina dopo. Ma nella nube che ancora avvolge le responsabilità e le mancanze emerse in questa tempesta perfetta di neve e scosse ci sono anche tutte le richieste di aiuto rimaste appese per ore a centralini di emergenza e alle rassicurazioni di aiuti che non partivano. Insieme agli spalaneve fermi, senza qualcuno in grado di guidarli e senza gasolio. Così rimpalli, ritardi, errori e leggerezze hanno messo nuovamente in ginocchio territori e famiglie del Centro Italia, ancora martoriato e ferito dal sisma del 24 agosto.

Spazzaneve mai arrivato - Alle 15 di mercoledì tutti gli ospiti dell'hotel Rigopiano avevano fatto il check-out, pronti per lasciare la struttura. Per quell'ora infatti era stato annunciato l'arrivo di un mezzo spazzaneve a liberare l'unica strada che conduce al resort ai piedi del Gran Sasso. Poi però è stato posticipato alle 19. Alle 17, la valanga si è staccata dalla montagna. Eppure di spazzaneve la Provincia di Chieti ne aveva ben cinque, ma sono rimasti fermi in mancanza di personale per guidarli. Anche tre elicotteri della forestale di Rieti sono rimasti a terra per un pasticcio burocratico dopo che il Corpo è confluito nei Carabinieri. I soccorsi sono arrivati solo all'alba di giovedì.

Sos inascoltati - C'è anche l'allerta valanghe di livello di pericolo 4 su 5 emesso giorni fa dal Meteomont tra i documenti sequestrati dalla Procura di Pescara che indaga sul disastro per omicidio colposo. Che valuterà se è stato sottovalutato. Ma sono molti in questa storia gli allarmi lanciati e non ascoltati. A partire da quello di Giampiero Parete uscito a prendere un'aspirina poco prima che la slavina si abbattesse sull'hotel, che ha segnalato il disastro. L'amico Quintino ha chiamato tutti i centralini di emergenza, ma «nessuno - racconta - nemmeno la prefettura, mi ha creduto». I soccorsi sono partiti dopo tre ore.

Turbine senza gasolio - Mentre nella notte di mercoledì i finanzieri del soccorso alpino di Roccaraso raggiungevano l'hotel Rigopiano su sci e racchette, dopo una salita di tre ore, le turbine spazzaneve che nel frattempo erano state azionate si fermavano per mancanza di gasolio. Così la strada che doveva essere liberata per fare largo ai mezzi di soccorso, tra vigili del fuoco, Protezione civile e ambulanze, è rimasta bloccata per ore insieme alla colonna mobile. I finanzieri esperti in soccorso in alta montagna hanno proseguito a piedi verso l'hotel. Lo stesso che nel 2008 finì al centro di un'inchiesta per abuso edilizio. Finita con l'assoluzione degli imputati.

Ricostruzione e stabilizzazione ferme al palo - Il peso di metri di neve sopra la testa, la terra che trema sotto i piedi. Una trappola che ha fatto crollare abitazioni, stalle, garage, supermercati. E pure il campanile della chiesa di Sant'Agostino di Amatrice, che era sopravvissuto al sisma del 24 agosto, si è frantumato. Che ne è stato della ricostruzione, della prevenzione e degli interventi annunciati per mettere in sicurezza gli edifici? Lo sciame sismico che per mesi è seguito (oltre 40mila scosse dall'estate) ha irrimediabilmente compromesso la solidità di costruzioni che dovevano essere puntellate e stabilizzate. Quando il terremoto è tornato, non hanno retto.

Casette di legno in ritardo - Le casette per accogliere gli sfollati di Amatrice dovevano arrivare prima di Natale. Invece le prime 25 (su 400 ordinate) sono state assegnate solo ieri, con un mese di ritardo. E non è il solo dopo le promesse che hanno accompagnato i giorni successivi al terremoto dell'estate. Non si sa quanto dovranno attendere le famiglie che hanno perso le loro abitazioni nei paesi colpiti dal sisma di agosto: i moduli in legno sono stati ordinati per Accumoli, Norcia, e Arquata. E su dieci campi con i container, tra Abruzzo e Marche, ne sono stati completati solo tre. I soldi donati dagli italiani dopo il sisma, 28 milioni di euro, non sono ancora stati utilizzati.

Abruzzo isolato e dimenticato per troppi giorni - La bufera e il sisma, quindi la valanga. Ma l'emergenza neve e maltempo durava già da diversi giorni in Abruzzo. Dal 17 gennaio la perturbazione aveva mandato in tilt elettricità e riscaldamenti, isolando intere zone, comuni e frazioni, lasciando al buio decine di migliaia di persone, famiglie con bambini e anziani malati. Quando il ministero della Difesa ha annunciato l'invio dell'esercito la situazione era già grave.

Le condizioni delle strade hanno reso impossibili in alcuni casi gli interventi della Protezione civile, ci sono voluti giorni prima che gli operatori raggiungessero le abitazioni con cibo e medicine.

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