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Il ritorno di Di Battista, il jolly del Movimento che fa tremare Di Maio

Il grillino sta per rientrare in Italia: si dicono «fratelli» ma per il vicepremier è un avversario

Il ritorno di Di Battista, il jolly del Movimento che fa tremare Di Maio

A lessandro Di Battista annuncia al popolo italiano il suo ritorno ma la verità è che non se ne era mai davvero andato.

Lungo tutti questi mesi infatti non è stato possibile sentire la sua mancanza grazie ai tanti messaggi e ai resoconti dettagliati delle sue esperienze insieme alla sua compagna e al figlioletto che nel frattempo ha compiuto un anno. Un viaggio dunque che è servito soprattutto a preparare questo ritorno, un'attesa finalizzata ad alimentare la sua popolarità e a definire meglio il suo profilo politico.

«Dopo 16.718 km in bus, più altri su varie imbarcazioni, con qualche kg in meno noi due e qualcuno in più Andrea, dopo aver visitato 9 paesi, scritto reportage, girato documentari, dopo aver vissuto per 7 mesi la vita che sognavamo per nostro figlio, torniamo a casa», ha raccontato in un videomessaggio lanciato sui social. Dibba tiene a anche specificare di aver speso poco, «19.000 euro compresi biglietti e regali» facendo notare che a Roma avrebbe speso di più e dato che anche lui non è immune da polemiche ed attacchi tiene a precisare che questi soldi li ha «guadagnati facendo un sacco di inchieste» e che ha speso poco in sostanza perché spesso ha trovato alloggio gratuito: «tantissime persone ci hanno ospitato».

Insomma il grillino vagabondo che aspira ad essere un po' Chatwin un po' Che Guevara, in realtà ricorda il personaggio di Ruggero incarnato da Carlo Verdone in Un sacco bello quando raccontava la sua vita da hippie a contatto con la natura.

Ma la domanda naturalmente è che cosa torna a fare Di Battista. Perché durante la sua assenza-presenza le ipotesi si sono sprecate. La certezza è che Dibba sia il jolly che il Movimento vuole giocarsi al momento giusto. Come sostituto del vicepremier Luigi Di Maio quando sarà bollito tenendo anche conto che Di Maio è comunque già al suo secondo mandato? Però c'è chi lo vede come candidato ideale per le Europee con il suo profilo globale. Superata invece l'ipotesi che accorresse per conquistare il Campidoglio nel caso in cui Virginia Raggi fosse incappata nella condanna per il processo Marra.

La domanda da fare dunque è: a chi fa paura il ritorno di Alessandro Di Battista? A Luigi Di Maio, certo, ma anche a Matteo Salvini e pure per il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico non si tratta di una splendida notizia. Dibba annuncia che si vedrà con Di Maio che considera «un fratello» ma la storia ci insegna che proprio tra fratelli può finire molto male. Insieme lanceranno un messaggio a Capodanno forse per annunciare il progetto di riforma costituzionale che ha in mente M5s: la riduzione del numero dei parlamentari, l'introduzione dei referendum propositivi senza quorum, il vincolo di mandato.

Sicuramente Dibba ha due missioni da svolgere: da un lato recuperare voti che i grillini continuano a perdere a favore della Lega, dall'altro evitare qualsiasi rischio di diaspora e la crescita di una fronda interna di duri e puri capeggiata da Fico.

Alla fine dunque il ritorno di Alessandro Di Battista potrebbe dare nell'immediato più fastidio a Salvini e a Fico che a Di Maio.

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