Politica

Il ritorno dei violenti No Tav: bombe carta contro gli agenti

Tensione in Val di Susa, gli autonomi assaltano i cantieri e prendono di mira le aziende. Guerriglia con le forze dell'ordine e autostrada bloccata per ore

D opo un anno di apparente silenzio, i No Tav tornano al vecchio copione. E nella notte tra giovedì e venerdì, le frange violente del movimento, anarchici e autonomi, hanno indossato le divise nere da guerriglieri e attaccato il cantiere dell'alta velocità di Chiomonte. Era scritto, persino annunciato nell'ambito del tradizionale campeggio No Tav che ogni estate porta in Val di Susa centinaia di antagonisti. Con la solita scusa di una passeggiata e della battitura alle reti del cantiere, i manifestanti si sono spezzati in più commandi e hanno sferrato l'offensiva. Questa volta la battitura, il suono ritmico di sassi sbattuti contro guard rail e piloni, ha fatto da colonna sonora ad un attacco in stile paramilitare. Alle 23,30 è partito il primo fuoco d'artificio, segnale d'inizio dell'offensiva. Un gruppo di manifestanti, il più numeroso, si è fermato al ponte della Clarea dove ad attenderlo c'era un cordone di uomini delle forze dell'ordine. Un altro gruppo ha raggiunto l'autostrada A32 all'altezza della Galleria Giaglione: sono stati incendiati copertoni all'ingresso del tunnel e le forze dell'ordine sono state costrette a chiudere l'autostrada per diverse ore. Poi è cominciato un fitto lancio di petardi, bombe carta, bengala e razzi contro polizia e carabinieri. Un quarto gruppo, circa 80 antagonisti, ha quindi attaccato dai sentieri sopra l'area archeologica.

L'assalto al cantiere è l'epilogo di questa nuova estate No Tav all'insegna della violenza. Il giorno prima alcuni anarchici avevano preso di mira due aziende valsusine che avevano lavorato alla realizzazione del cantiere. Aziende «collaborazioniste», secondo i No Tav. E come sempre, il giorno dopo si sprecano le parole di condanna. A cominciare da quelle del presidente della Regione, Sergio Chiamparino, che ha chiosato: «Basta con la retorica che il popolo No Tav è buono. Questi fanno guerriglia. Quando vogliono fare i buoni, mettono davanti ai cortei le bande musicali, poi però assaltano il cantiere». Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi parla invece «di criminali che non fermeranno l'opera». E Il senatore Pd, Stefano Esposito, rincara la dose: «Arriva l'estate e teppisti, anarchici, autonomi, italiani ed europei si danno appuntamento per campeggiare in Valsusa». Fa rumore il silenzio dei sindaci No Tav che proprio tre giorni fa hanno stretto un patto di ferro contro la Torino-Lione. Tra loro anche il sindaco di Susa Sandro Plano, iscritto al Pd ma eletto con i voti dei No Tav. Un'ambiguità che va avanti da anni all'interno del Partito Democratico. Un'ambiguità mai risolta. Un patto che ha avuto la benedizione del leader del movimento No Tav, Alberto Perino, che in quell'occasione aveva annunciato di voler «stanare con i cani i carabinieri che sorvegliano i boschi e organizzare una caccia al tesoro per distruggere le telecamere». E oggi i manifestanti tornano a marciare da Giaglione a Chiomonte per chiudere la dieci giorni di campeggio.

Un corteo pacifico per dimostrare che a battersi contro l'alta velocità è tutta brava gente: fumo negli occhi in attesa della prossima offensiva.

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