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La rivolta anti Di Maio. Stop ai versamenti al M5s

Un sottosegretario e diversi parlamentari rifiutano di tagliarsi l'indennità come previsto

La rivolta anti Di Maio. Stop ai versamenti al M5s

Un nuovo caso Sarti scuote il Movimento. Però non c'entrano nulla video hot e ricatti. Ma il tentativo di non rispettare la regola, ferrea, introdotta dai grillini, che prevede la restituzione di una parte dell'indennità di parlamentare. Tra i furbetti spunterebbe anche il nome di Vittorio Ferraresi, deputato alla seconda legislatura, promosso sottosegretario alla Giustizia nel governo Conte.

L'ingresso nell'esecutivo è stato un premio meritato, conquistato grazie alla fedeltà al capo politico Luigi di Maio. Ferraresi sarebbe ora finito nell'elenco dei deputati non in regola con le restituzioni: una furbata che ha scatenato malumori e mugugni nel gruppo dei Cinque stelle. Tant'è che, ieri pomeriggio, il sottosegretario avrebbe cominciato a caricare i bonifici (sul sito Tirendoconto) della quota di stipendio restituita. Però non sarebbe ancora del tutto in regola: è fermo, con le restituzioni, al mese di ottobre. Evidentemente i malumori dei colleghi parlamentari sono arrivati fino a via Arenula: spingendo il sottosegretario alla corsa in banca per regolarizzare la sua posizione. Evitando così di alzare un nuovo polverone. Che non fosse in regola, fino a ieri pomeriggio, lo dimostra una la foto in possesso de il Giornale. Ferraresi è il nome che fa rumore. E che arriva fino all'esecutivo. Ma è in buona compagnia. Non è il solo che non vuole restituire, come promesso in campagna elettorale, lo stipendio. Soprattutto dopo la decisione del ministro del Lavoro di attivare un conto privato sul quale finiscono i soldi dei deputati e senatori M5s.

Il record della morosità spetta alla parlamentare Frate Flora: dal 4 marzo ad oggi non ha sborsato un euro dell'indennità. Intascandola interamente. Tra i furbetti c'è anche Nicola Acunzo, parlamentare salernitano con un passato da attore: l'ultima restituzione risale al mese di agosto. Non mancano parlamentari puntuali come un orologio svizzero: Francesco D'Uva, uno dei volti televisivi del Movimento, non ha saltato un mese. Ma la grana delle restituzioni rischia di prendere la piega di una rivolta contro il capo Di Maio: Roberto Rossini ha confessato ai colleghi di essere già pronto a disobbedire alla regola dei Cinque stelle. E i segnali di una rottura vicina sono arrivati dopo l'arresto del presidente del Consiglio comunale di Roma Marcello De Vito: dal profilo Facebook Rossini si è schierato contro la decisione di cacciarlo dal M5s. C'è chi maligna sia solo l'anticamera dell'addio al Movimento. Con il risultato di non dover rispettare la regola sulle restituzioni: norma modificata quest'anno e che prevede un rimborso forfettario che varia da 2mila a 2500 euro al mese. Ma ora il timore ai piani alti dei pentastellati è che la schiera di furbetti possa crescere. Mettendo a rischio i conti di Di Maio e Casaleggio.

Il tutto mentre il capo politico è alle prese con il caso Raggi: in Campidoglio le inchieste della magistratura stanno decapitando l'amministrazione grillina che dice di «aver scelto la strada della legalità», ma si ritrova piena di indagati. Di Maio, per ora, sembra intenzionato a blindare la sindaca Virginia Raggi: «La giunta deve andare avanti». Niente dimissioni. Niente passi di lato. E anche Beppe Grillo, rilanciando un post della prima cittadina («non si torna al passato»), si schiera con lei. Mentre sull'indagine in cui è coinvolto l'assessore allo Sport Daniele Frongia, Di Maio appare fiducioso: «Frongia ci ha avvertito appena lo ha saputo. Gli avvocati ci dicono che si va verso l'archiviazione.

Sono contento si sia sospeso sia dalla carica di assessore, sia dal M5s».

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