Politica

Il patto degli ipocriti

Il premier pugnala Lupi, ma non si vergogna dei sottosegretari indagati

Il ministro degli Interni Angelino Alfano con il premier Matteo Renzi
Il ministro degli Interni Angelino Alfano con il premier Matteo Renzi

E venne il giorno degli ipocriti. Un minuto dopo le dimissioni di Maurizio Lupi da ministro, nei suoi confronti è partita una «ola» di ammirazione che solo uno stupido può prendere per vera e sincera. Vien da chiedersi: ma se per i suoi compagni di governo, partito e maggioranza, Lupi è davvero persona integerrima, capace e vittima di un complotto mediatico, come mai lo hanno costretto alle dimissioni? È che la politica, purtroppo, è anche il regno dei bugiardi, degli opportunisti e dei calabrache. Più si sale nella gerarchia e più si perde il senso della vergogna.

Prendiamo Renzi. Ieri, a dimissioni intascate, il premier si è affrettato a dichiarare che lui non prende ordini dai magistrati, che è e resta garantista, che Lupi si è dimesso spontaneamente. Tre balle colossali, vendute all'opinione pubblica con un'enfasi talmente sopra le righe da risultare ridicole. È noto a tutti, infatti, che a cacciare Lupi è stato proprio il premier killer, via Alfano. Lo ha fatto per calcolo, convenienza (ha ripreso sotto il suo controllo un ministero strategico e dotato di ottima cassa), timore dei magistrati e dei titoloni sui giornali. Da buon ex democristiano, Renzi sa come giocare più parti in commedia. E sa come tenere al guinzaglio Alfano (cosa questa non particolarmente difficile), un altro ex dc. I due si detestano (Renzi rimproverò a Letta: «Ma come fai a governare con uno come Alfano?»), ma quando si tratta di fare fuori qualcuno con l'arma del tradimento, Renzi ed Alfano vanno d'amore e d'accordo. Ne sanno qualcosa Letta, Berlusconi ed ora anche Lupi, passato da congiurato (fu in prima fila a tramare per la scissione di Forza Italia) a vittima sacrificale. Dopo averlo venduto a Renzi, ieri Alfano lo ha accompagnato, con sguardo fraterno e fare contrito, al patibolo della Camera. E come se non bastasse, ha tenuto per tutto il tempo in mano, in modo che fosse ben visibile dai fotografi appostati con i teleobiettivi, un foglio con scritto a caratteri cubitali (non si sa mai, meglio esagerare) sperticati elogi al povero Lupi. Una sceneggiata degna del miglior Caino.

Un'ultima osservazione su un'altra ipocrisia grande come una casa.

Dopo tutta questa ventata di moralità come la metteranno Renzi e Alfano con i quattro sottosegretari indagati, con il candidato governatore in Campania del Pd condannato in primo grado e con il ministro rosso, Poletti, beccato al ristorante a festeggiare appalti insieme a presunti mafiosi? Che stupido, basta non parlarne che il problema non esiste.

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