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Roba da archistar A casa Armani c'è Tadao Ando

Al Silos la mostra «The Challenge» Re Giorgio: «Conta solo l'eleganza»

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Giorgio Armani e Tadao Ando non hanno bisogno dell'interprete per comunicare. «Io leggo il suo cuore e lui il mio» dichiara l'archistar giapponese nel corso della conferenza stampa con cui presenta The Challenge, la prima mostra dedicata all'architettura negli spazi dell'Armani Silos da ieri fino al prossimo 28 luglio. Si tratta di una felice riambientazione dell'importante retrospettiva che il Centre Pompidou di Parigi ha dedicato nel 2018 ai 50 anni di attività di questo indiscusso genio proveniente dal Sol Levante. Nato nel 1941 a Osaka, Ando è un ex pugile che non ha mai studiato all'università pur accumulando nel corso della vita svariate lauree honoris causa oltre all'ambitissimo Pritzker Prize. Il suo primo progetto da autodidatta è un magnifico edificio a pianta ovale che nel corso del tempo ha trasformato nel suo studio: una sorta di boutique dell'architettura con 25 dipendenti in tutto, molto pochi se si pensa ai mastodontici progetti che ha firmato. Tra questi c'è la trasformazione di Punta della Dogana a Venezia nel grande centro d'arte contemporanea voluto da François Pinault. Sempre per lui l'archistar sta riadattando lo storico edificio della Bourse de Commerce di Parigi con un cilindro di cemento alto nove metri e con un diametro di 30 che consente di creare un auditorium interrato e un vasto foyer senza toccare le parti originali. Ai francesi piace fino a un certo punto ma l'archistar dice «Loro parlano però io non capisco la loro lingua per cui siamo tutti contenti». La maquette in legno di ciliegio esposta tra gli altri reperti è semplicemente magnifica. Ancor più bella quella in cemento armato della cosiddetta chiesa della luce di Osaka. «Per quest'opera racconta - ho ricevuto un premio in denaro dal Vaticano di cui sono grato. Però era troppo». Per la cronaca si tratta dell'equivalente in Yen di 30 mila euro, un'inezia se si pensa che l'intero edificio è illuminato solo dalla gigantesca croce aperta nel muro che chiude la navata: una cosa da mozzare il fiato. L'architetto rivela poi di aver subito l'asportazione di 5 organi tra cui cistifellia, stomaco e pancreas ma di sentirsi «molto leggero». Seduto tra il pubblico come un ospite qualsiasi, Armani applaude, sorride, annuisce e un po' si commuove quando l'architetto con cui nel 2001 ha realizzato il monumentale restilyng di Via Bergognone illustra i punti di contatto tra le rispettive sensibilità. «Cerchiamo entrambi di fare cose belle e di portarle nel mondo» conclude Ando dicendosi ammirato dall'eccelsa qualità dei materiali e delle forme del più famoso tra i nostri stilisti. «Non ho altro da aggiungere - dice Armani d'ora in poi voglio solo l'eleganza, se una cosa o un gesto non è elegante non ha alcun valore». Dire che ha ragione è poco. I due si chiamano rispettivamente «Maestro» e nel corso della visita privata della mostra l'architetto più volte ha preso in mano il pennarello per illustrare al designer i propri progetti.

Seguire quegli schizzi blu lungo il percorso espositivo regala un'emozione molto speciale: due maestri del nostro tempo ci fanno ritrovare il senso del bello, del giusto e del vero nella vita quotidiana.

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