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Roma, fuga dalla Raggi Si dimettono in cinque da giunta e aziende

Capo di gabinetto, assessore al Bilancio, vertici Atac e Ama. Il sindaco e Di Maio: si va avanti

Roma, fuga dalla Raggi Si dimettono in cinque da giunta e aziende

Ad appena due mesi dalla conquista del Campidoglio, i Cinque stelle perdono pezzi. Cinque in un giorno solo. Tra cui due figure chiave della giunta Raggi: l'assessore al Bilancio Marcello Minenna e il capo di Gabinetto Carla Raineri.

La giornata più lunga dal giorno d'insediamento per la prima cittadina inizia alle cinque del mattino, quando su Facebook annuncia la revoca della Raineri, dopo aver incassato la bacchettata dell'autorità anti-corruzione di Raffaele Cantone su norme e procedure seguite per l'affidamento dell'incarico. Tutto sbagliato, tutto da rifare. E torna la questione del maxicompenso da 190mila euro. Poco dopo arriva la dichiarazione della stessa magistrata, che ci tiene a precisare, in un botta e risposta a distanza con la Raggi e lo stesso Cantone: «Il compenso non c'entra nulla, ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni già ieri» (mercoledì, ndr). Sul perché l'ex giudice della Corte d'appello di Milano rinvia sibillina a futuri comunicati ufficiali: «Dirò io da Milano come sono andate le cose». Intanto a passare la mano è anche il dirigente Consob Marcello Minenna, il più grande sponsor della Raineri presso il «cerchio magico» della Raggi. In attesa delle motivazioni, le dimissioni dell'uomo chiave della giunta pentastellata, che oltre all'assessorato al Bilancio aveva deleghe pesanti come il patrimonio e le partecipate, potrebbero spiegarsi proprio col venir meno del tandem affiatato.

Quello delle partecipate è l'altro fronte che torna a scaldarsi, con le dimissioni (annunciate) dei vertici di Atac. In una lettera inviata all'assessore ai trasporti Linda Meleo, il dg Marco Rettighieri denuncia mancati stanziamenti e ingerenze inopportune del Campidoglio nella scelta del personale. Lo segue a stretto giro Armando Brandolese, amministratore unico dell'azienda di trasporti capitolina. Accuse che il M5S respinge al mittente, annunciando di essere già al lavoro per «per l'individuazione di un nuovo management». Ma nel frattempo, a confermare che il passo indietro di Marcello Minenna ha innescato una reazione a catena, un fuggi-fuggi generale che potrebbe portare al collasso l'intera giunta, è l'annuncio dell'ultim'ora di un'altra defezione di peso. Anche il neo presidente di Ama (l'azienda dei rifiuti) Alessandro Solidoro annuncia l'addio. In una nota l'amministratore, nominato solo qualche settimana fa, spiega che sono proprio le dimissioni di Minenna ad aver fatto venir «meno le condizioni per l'incarico affidatogli».

Il M5S prova a tenere duro, con la sindaca Raggi che in una riunione «molto accesa», annuncia il rimpasto ai suoi assessori e consiglieri: «Stiamo lavorando per individuare delle personalità di rilievo che possano contribuire al rilancio della città. Non ci fermiamo». Mentre le opposizioni colpiscono dove fa più male («una trasparenza solo annunciata», commenta la Pd Michela di Biase, «Raggi è prigioniera di correnti e rese dei conti»), e vanno all'assalto chiedendo in consiglio comunale una modifica dei lavori per discutere della vicenda dimissioni con la stessa sindaca. La maggioranza boccia la mozione, e il Pd abbandona i propri scranni per protesta.

Assalto respinto, ma fino a quando? È dentro lo stesso Movimento che si registrano i segnali più pericolosi per il futuro della squadra di governo grillina. La senatrice Paola Taverna, membro del mini-direttorio affiancato alla Raggi, prende le distanze dalla vicenda («ho appreso delle dimissioni dai giornali») e parla di «perdita gigantesca». Francesca de Vito, attivista M5S della prima ora e sorella del presidente del consiglio capitolino Marcello, commenta laconica: «Senza parole. Se la qualità non si capisce...allora cosa?». Un pensiero diffuso anche fra i consiglieri pentastellati, che guardano con invidia all'esperienza torinese della Appendino e temono sempre di più la Raggi. Che a sera incassa però la copertura di Luigi Di Maio. «Domani le nuove nomine e andiamo avanti.

A Roma - dice il vicepresidente della Camera blindando il sindaco - abbiamo promesso di cambiare tutto e lo faremo».

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