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Roma, il piano dei piddì per sgambettare la Raggi

Il governatore del Lazio Zingaretti studia una coalizione antigrillina per mettere in minoranza Raggi nell'ex Provincia

Roma, il piano dei piddì per sgambettare la Raggi

C'è un altro ostacolo - l'ennesimo - sulla strada di Virginia Raggi. Un ostacolo che si chiama Città Metropolitana. Il 9 ottobre si voterà infatti per nominare i ventiquattro membri del Consiglio metropolitano (l'ente che ha sostituito la vecchia Provincia di Roma, ndr), scelti fra i 1647 sindaci e consiglieri comunali eletti nei 121 Comuni della vecchia Provincia.

Sindaco della Città metropolitana è di diritto il primo cittadino della Capitale, che però in questo caso potrebbe trovarsi con una maggioranza politica a lei avversa. Come ricorda infatti Italia Oggi, nonostante il MoVimento 5 Stelle governi, oltre a Roma, anche Civitavecchia, Pomezia, Marino e Genzano, la Raggi rischia di trovarsi in minoranza per quanto riguarda i consiglieri metropolitani.

Non solo. L'inquilina della Capitale è nel mirino del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che vuole guidare la riscossa piddina dopo la vittoria pentastellata alle comunali di giugno. L'esponente dem intende infatti costituire una vera e propria coalizione antigrillina ed ha già raccolto intorno a sé buona parte della sinistra radicale, nella convinzione che l'attuale giunta capitolina non resisterà sul Campidoglio oltre l'inverno.

Sebbene sia improbabile che il centrodestra accetti di scendere a patti con la sinistra, i grillini hanno fiutato il pericolo e preparano le contromisure. Tanto da aver varato la lista "Patto civico metropolitano", nella speranza di raccogliere tutti i voti possibili. Una manovra che non è sfuggita al portavoce romani di FdI Marco Silvestroni, che parla di "truffa ai danni dei cittadini degna della Prima Repubblica".

E fra le tante magagne dei grillini spunta pure una curiosità. Quando venne nominato presidente della Città metropolitana di Parma, il "dissidente" Federico Pizzarotti venne costretto a rinunciare all'incarico perché il M5S è di principio contrario ad ogni ente intermedio fra Comune e Regione.

Questa volta, però, la "ortodossa" Raggi ha avuto invece via libera.

Alla faccia della coerenza.

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