Cronache

Rotta balcanica, rimpatri impossibili

La Slovenia non foto-segnala gli immigrati. Tocca all'Italia gestirli

Rotta balcanica,  rimpatri impossibili

Ci sono i 1.218 migranti sbarcati a giugno, i 1.088 di luglio. I 29 nei primi quattro giorni di agosto. Le partenze non si fermano dalle coste della Libia. Ma nelle statistiche del mare si annacquano i numeri degli arrivi via terra, quelli da Nordest, meta della rotta balcanica dove i flussi non si sono mai fermati. Il cortocircuito del regolamento di Dublino esplode qui. Perché proprio come se arrivassero dal Mediterraneo, i migranti restano in Italia nonostante siano passati almeno da tre paesi europei che dovrebbero farsene carico al posto nostro. Gli stranieri che riescono a oltrepassare il confine tra Slovenia e Italia in questo periodo sono il doppio rispetto all'anno scorso: 300 solo a giugno, altrettanti a luglio. È una volta varcato il confine italiano che per il nostro Paese inizia il paradosso. Nonostante nel loro viaggio abbiano varcato a piedi almeno due Paesi membri, alla nostra polizia di frontiera che effettua le procedure di fotosegnalamento, molti risultano sconosciuti al sistema Eurodac, la grande banca dati Schengen.

Così una volta giunti a Trieste per molti lo Stato di primo ingresso in Europa risulta l'Italia. La beffa la spiega Olivo Comelli, segretario regionale del Sap (sindacato autonomo di polizia) del Friuli Venezia Giulia: «Succede che la competenza ci spetti anche per coloro che arrivano dalla rotta balcanica dopo aver attraversato sicuramente Grecia, Croazia e Slovenia prima di arrivare qui. Mi sembra davvero difficile che nessuno di questi Paesi si sia accorto del loro passaggio». Difficile pensare che tutti siano riusciti a sfuggire a controlli di polizia e che non siano mai stati fermati. Anche perché i migranti tentano più e più volte il loro viaggio verso l'Italia, durante il quale vengono respinti, prima di riprovarci. Il sospetto è che non tutti i fotosegnalamenti vengano fatti a regola d'arte da parte degli altri Paesi. Ma il punto non è solo il fotosegnalamento. Anche coloro che arrivano a Trieste e che risultano già registrati in altri Paesi Ue restano in Italia. «Anche se sono positivi Eurodac restano qui, perché sia per una serie di questioni burocratiche che per debolezza del nostro Stato, l'Unità di Dublino - il dipartimento del Viminale che si occupa della ripresa in carico dei migranti da parte di altri Paesi ndr - fatica con le procedure. Così le riammissioni non vengono eseguite». I dati parlano da soli. Su 1.058 migranti rintracciati da gennaio a giugno a Trieste, appena 91 sono stati riammessi in Slovenia.

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