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Sala accantona i sogni di leadership nazionale Ora pensa a un nuovo mandato a Milano

Il primo cittadino: «Ricandidarmi a sindaco credo sia un'ipotesi molto solida»

Sala accantona i sogni di leadership nazionale Ora pensa a un nuovo mandato a Milano

Milano «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte e o se non vengo?» «Va bene allora vengo...Anzi no, non mi va, non vengo». Ricorda tanto un baffuto Nanni Moretti in Ecce bombo lo psicodramma del sindaco di Milano Beppe Sala, che ieri ha autorilanciato la sua candidatura, dopo un periodo in cui sembrava aver messo da parte l'idea di un secondo mandato milanese in vista della possibilità di giocare un ruolo nazionale. Cambia lo scenario politico, i governi, piovono le sconfitte elettorali per la sinistra e Sala, che non ha mai risparmiato Matteo Renzi premier di critiche e consigli da primo della classe, sembra essersi ritirato nella sua rocca milanese. In attesa che a sinistra e nel gioco delle alleanze si apra qualche spiraglio o margine di movimento. Così se prima dell'estate si era lasciato aperto uno spiraglio - sulla sua candidatura a premier a luglio diceva «Per due anni non se ne parla. Poi potrà essere tutto. Sono tante le formule su cui si può dare un contributo» - ieri sul palco del teatro Franco Parenti a Milano, in occasione del Linkiesta Festival annunciava: «Francamente non so cosa farò, per fare politica ci sono tanti modi. Credo che ricandidarmi a Milano possa essere un'ipotesi molto solida».

Una scelta ben consapevole, anche questa. Il sindaco ha aggiunto «senza troppa falsa modestia» di avere «un profilo adatto a Milano». «Mi chiedo se il mio profilo, fuori dai confini milanesi, possa andare bene oppure prevarrebbe un modo di fare politica lontano dalle mie capacità? E poi una persona si può immaginare leader solo se ha una piattaforma di idee e un gruppo che lavori con lui e che ha la volontà di fare quel salto- racconta -. Io al momento non ho risposte, penso a Milano e non mi muoverei, perché il potere per il potere non è una cosa che mi attrae. Non vado in una realtà dove non posso dare un contributo». Della serie: «Rimango nel mio fortino perché credo di avere buone chances di vincere». «Noi continueremo a fare assist, lui faccia gol», la frase con cui Renzi ha accolto le aperture di Sala.

Milano da sempre laboratorio di politica, offre in questo momento di particolare splendore l'opportunità di «stare fermo un giro» per vedere «di nascosto l'effetto che fa». Ovvero: se qualcosa si muove e tentare poi il lancio. Forte anche del successo (o meno) delle Olimpiadi Invernali 2026 che metteranno Milano sotto i riflettori mondiali per oltre due settimane. Proprio i Giochi potrebbero essere il secondo trampolino di lancio per Sala verso la ribalta di un ruolo politico nazionale. Così come l'Expo permise al commissario straordinario di vincere nel 2016 le comunali, ecco che, concluso l'eventuale secondo mandato da sindaco le Olimpiadi invernali potrebbero giocare lo stesso ruolo, ma più in grande.

Non si fa cogliere impreparato il leader della Lega Matteo Salvini, pronto a proporre «un'alternativa ancor più valida», ma che non sarà lui. «Io sono testardo e voglio finire i lavori che ho cominciato - ha spiegato Salvini - e quindi appena questo governo cadrà, e non penso che manchi tanto, ci proporremo agli italiani per tornare a governare questo Paese.

Sala si preoccupi di alcune periferie di Milano che sono fuori controllo e della qualità della vita in città».

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