Salah ha il Covid pure se isolato. Processo Bataclan a rischio stop
30 Dicembre 2021 - 06:00L'imputato numero uno per gli attentati del 2015 infetto appena prima che le udienze entrino nel vivo
Come sia entrato in contatto con il Covid da una cella di isolamento resta un mistero. Ma la positività al coronavirus dell'imputato numero 1 al processo per il Bataclan, il terrorista non pentito Salah Abdeslam, cade come un orologio svizzero. La notizia del 32enne franco-belga «malato», confermata ieri dalle autorità transalpine, è pronta infatti a far saltare il calendario delle udienze del tribunale speciale che dovrebbe riprendere i lavori il 4 gennaio a Parigi, e soprattutto l'architrave delle stesse, a partire dall'entità degli interrogatori.
Martedì il processo dovrebbe infatti entrare nel vivo degli attentati che insanguinarono Parigi e Saint-Denis il 13 novembre 2015. Finora il presidente del tribunale, Jean-Louis Périès, aveva avvertito che non si sarebbero affrontati i fatti nei primi mesi, né parlato di religione, imam o moschee fino a gennaio, quando sarebbero scattate le domande che contano all'unico superstite dei commando. I 14 imputati presenti al processo interrotto per le festività - altri 5 sono presunti morti, uno è in Turchia - sono stati chiamati finora a disegnare solo il contesto delle rispettive vite prima degli attacchi (130 morti e oltre 350 feriti). Scelta che ha deluso le aspettative delle parti civili in cerca di risposte. Che invece si son dovute sorbire udienze-show in cui Salah è arrivato persino a invocare il «dialogo», senza rinnegare d'essere «un soldato dell'Isis» né gli attentati.
Se il jihadista franco-belga risulterà positivo la prossima settimana non sarà in grado di presenziare: legali pronti a chiedere un rinvio di un mese. L'avvocatessa Olivia Ronen cela la strategia difensiva dietro un «no comment». Ma è chiaro che qualcosa stia bollendo in pentola. Ed è bufera sui controlli nel carcere di massima sicurezza di Fleury-Mérogis dove Abdeslam vive sotto video-sorveglianza 24 ore su 24.
L'affaire ricorda quello di Ali Rizat Polat, il principale accusato dell'attacco a Charlie Hebdo: udienze sospese causa esposizione al Covid. Il caso Abdeslam è però diverso. In 5 anni e mezzo di detenzione è rimasto isolato in una prigionia dorata fatta di palestra privata e maxischermi tv, Corano e lettere dei fan. Avrebbe sempre rifiutato di vaccinarsi e non ha proferito parola fino a settembre, quand'è iniziato il «processo del secolo».
Si attende il nuovo tampone lunedì. Dal penitenziario potrebbe arrivare l'ennesimo fulmine a ciel sereno. E altro sale sulle ferite dei familiari delle vittime di quell'incubo, che protestano sui social: «Possibile che nella più grande galera d'Europa, con oltre 4mila detenuti, al 27 dicembre c'erano solo 21 positivi tra cui Salah, che vive l'ora d'aria a debita distanza dagli altri?». Solo 13 persone hanno diritto a vederlo, famiglia compresa. Nei video più recenti, giornate passate a pulire gli alimenti. Un maniaco dell'igiene. Eppure nell'edificio D3 un misterioso cluster è riuscito a raggiungerlo..
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