Guerra in Israele

Salta Fazio ma Zaki va al Tg1: "Colpa di Israele"

La sinistra si vergogna del suo eroe dopo la sparata contro Netanyahu. Ma lui non molla e accusa ancora

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Da icona a reietto. Da simbolo a figurina scomoda, di cui vergognarsi. Patrick Zaki (foto) è stato censurato per le sue frasi contro Israele. Ma Fabio Fazio, profeta della sinistra chic televisiva, dice che l'ospitata del ricercatore egiziano durante la prima puntata della nuova stagione di Che tempo che fa, in onda domenica sul canale Nove di Discovery, è stata solo rinviata. Il solito vellutato cerchiobottismo. Meglio non scontentare nessuno. A partire da quella sinistra politica e culturale che è d'accordo con le opinioni di Zaki sullo Stato ebraico.

L'attivista nelle ultime ore era stato travolto dalle polemiche per avere definito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu come «unico serial killer» responsabile di quanto sta accadendo tra Israele e la Striscia di Gaza. Non una parola sui massacri di civili israeliani da parte di Hamas. Un polverone che ha scombinato la scaletta di Fazio, che ora sta rimontando la puntata di domenica. Il conduttore era già pronto a ospitare Zaki in pompa magna, con l'occasione di presentare il nuovo libro del ricercatore egiziano, intitolato Sogni e illusioni di libertà - la mia storia, in libreria da domani per La Nave di Teseo. Poi il cambio di programma. «Siccome è scoppiata la guerra in Israele ho cambiato la prima puntata, sto facendo una puntata ovviamente su Israele e Palestina e ho chiesto la cortesia a Elisabetta Sgarbi di spostare di una o due settimane il libro di Zaki», spiega Fazio. Che continua con le giustificazioni felpate: «Non aveva senso non trattare l'attualità, visto quello che è successo e parlare di una cosa che è rinviabile di otto-dieci giorni. Tutto qua, siamo già d'accordo così».

D'altronde sarebbe stato inevitabile fare una domanda a Zaki sulla guerra in Medio Oriente. E chissà cosa avrebbe risposto. Infatti l'attivista, tornato in Italia a luglio dopo la grazia del presidente egiziano Al-Sisi e grazie all'impegno del governo italiano, non si nasconde. E dopo le polemiche ha rivendicato il suo supporto alla causa palestinese. «Nessuno può essere ritenuto come filo-Hamas se sostiene la Palestina», ha scritto martedì. Poi ha accusato Israele di «fascismo e occupazione». Non contento, ha definito le politiche di Netanyahu «razziste e di colonizzazione». E ieri sera, al Tg1, ha ribadito: «Viviamo le conseguenze delle politiche di Israele. Dovremmo prestare attenzione e concentrarci sui civili di entrambe le parti».

Temporeggiare, aspettare che passi la bufera. Attendere che le violenze dei terroristi di Hamas passino in secondo piano, come da abitudine di un'agenda mediatica abituata a masticare e poi sputare tutto a grande velocità. Questa è la strategia di Fazio, che non ha preso le distanze da Zaki. L'anfitrione della domenica sera del Nove è bersagliato dall'Ad della Rai Roberto Sergio: «Quando si va via per scelta economica non si può dire che l'azienda da cui vai via ti avrebbe condizionato e parlare di censura. Mi pare che l'autocensura ora se la sia fatta da solo». Intanto Paola Ambrogio, senatrice di Fdi, chiede che l'attivista non partecipi il 17 ottobre a un evento al Salone del Libro di Torino.

Dal Salone rispondono alla Fazio: «Siamo in costante dialogo con l'editore del suo libro».

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