Cronache

Il saluto a Nadia Toffa "Iena anti-ingiustizie"

Centinaia al funerale celebrato dal parroco della Terra dei Fuochi: «Lottavi per i deboli»

Il saluto a Nadia Toffa "Iena anti-ingiustizie"

Brescia Una Iena, ma anche una colomba. Una donna fragile, ma anche forte e coraggiosa: è nel solco di queste dicotomie che amici, familiari e conoscenti hanno voluto tratteggiare il profilo umano di Nadia Toffa, salutata da interi pezzi d'Italia arrivati ieri mattina nella Cattedrale di Brescia, sua città natale e mai dimenticata. Se nelle 48 ore successive alla sua scomparsa un continuo via vai di persone aveva riempito la camera ardente della giornalista bresciana, ieri in migliaia hanno riempito piazza Paolo VI per dare l'addio ad una donna amata anche da chi non la conosceva personalmente.

Quando il feretro di Nadia fa il suo ingresso, la cattedrale è già completamente affollata; tra i banchi della chiesa dominano la tristezza e le lacrime ma anche la netta voglia di esserci, dopo aver assistito a quella drammatica battaglia pubblica contro il tumore che la 40enne aveva deciso di intraprendere. Così metà della piazza è piena di persone arrivate da Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio. C'è anche chi è arrivato in bus dalla Puglia.

Quella cravatta nera diventata il simbolo di un mestiere sempre compiuto con passione ora è posata sulla bara bianca al centro della chiesa, mentre prende la parola il parroco di Caivano, padre Maurizio Patriciello. «Negli ultimi giorni tutti sapevano che il suo silenzio significava la cosa peggiore. Lei ha avuto il coraggio di chiamare il cancro con il suo nome. Noi non ne abbiamo il coraggio, la chiamiamo la brutta malattia perché abbiamo paura», dice il simbolo della lotta nella Terra dei Fuochi.

Sarebbe riduttivo raccontare Nadia Toffa soltanto come rappresentazione plastica della battaglia contro il cancro, perché era stata capace di capovolgere l'Italia e di unire nella drammaticità dei problemi ambientali due realtà spesso contrapposte: il Nord e il Sud. Con i suoi servizi aveva tessuto un telaio i cui fili legavano la Terra dei Fuochi di padre Maurizio, tra Napoli e Caserta, alla sua Brescia. Ancora una dicotomia. Due conurbazioni urbane distanti 700 chilometri ma annodate tra loro dal rischio di una morte prematura per cause invisibili agli occhi. E dalla consapevolezza di queste ingiustizie nasceva la sua rabbia, l'odio per chi uccideva innocenti nel silenzio generale. Questo la rendeva tosta e cocciuta da una parte, amorevole e autentica dall'altra. Un'altra dualità, vero fulcro della sua personalità che molti hanno apprezzato.

«Ha raccolto l'odio della gente in un'efficace azione giornalistica ha commentato l'ex Iena Enrico Lucci -. Non faceva tutto questo per mettersi in mostra, era una rompicoglioni terribile che non staccava mai. Aveva un odio incredibile per le ingiustizie». Dopo una cerimonia intensa, la bara di Nadia esce dal Duomo di Brescia sulle note di Halleluja di Leonard Cohen, in piazza i suoi colleghi delle Iene sfilano uno ad uno davanti al feretro per rendere omaggio alla presentatrice.

Poi la salma lascia il centro storico aprendosi tra due ali di folla, che le dicono addio con un lungo applauso.

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