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Salvini apre il fronte Tav: "Chi dice no fa cadere Conte"

Il leghista: "Non sto al governo per tirare a campare". Toninelli: "Minacci chi vuole ma il governo non cade"

Salvini apre il fronte Tav: "Chi dice no fa cadere Conte"

Nelle quotidiane scaramucce gialloverdi, Salvini apre il fronte Tav e minaccia l'alleato: «Chi vota contro, sfiducia il premier che ha riconosciuto che costa meno finirla che bloccarla». Riferimento alla diretta facebook del 23 luglio scorso quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ammise che l'Alta velocità andava completata. Salvini avverte i grillini da Rogoredo, alle porte di Milano, alla presenza di un attonito ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. All'orizzonte c'è la mozione pentastellata con cui si chiede di affossare l'opera e su cui si discuterà in Senato domani. Vero è che la mozione serve più che altro a Di Maio & C. a lenire i maldipancia del proprio elettorato, furente di dover ingoiare il «rospo» della Torino-Lione. Ma il leghista gira il coltello nella piaga: «Noi siamo qui per fare le cose, e se nonostante gli italiani abbiano votato, i piemontesi abbiano votato, qualcuno va in Parlamento a voler bloccare la Tav, lo sviluppo e la crescita, si prende una responsabilità». Come a dire: occhio, cari alleati, perché sulla Tav può saltare tutto. Sarà anche manfrina ma il leader del Carroccio manda l'ultimatum: «Gli italiani si sono espressi chiaramente che vogliono fare cose, fare opere, strade e autostrade, porti, aeroporti e ferrovie», ebbene, «se qualcuno ancora questa settimana viene in Parlamento a dire torniamo indietro, evidentemente è un problema». E ancora: «Io sto al governo se posso tagliare le tasse e rilanciare le opere pubbliche. Non ci sto per tirare a campare e per perdere tempo: o si fanno cose importanti - il taglio delle tasse, la riforma della giustizia, lo sblocco delle opere ferme - oppure torniamo dagli italiani a chiedere la forza di fare da soli quello che non riusciamo a fare».

Toninelli è lì presente e gli risponde per le rime: «Minacci chi vuole ma il governo non cadrà». Lo spiega con un'arrampicata sugli specchi: «L'opera è uno spreco e un danno dal punto di vista ambientale e un favore fatto alla Francia. Un accordo fatto da politici incapaci. Il Parlamento è il luogo dove è stato approvato un accordo internazionale e il Parlamento organo sovrano deciderà. La mozione impegna il Parlamento, non il governo». Distinzione pericolosamente sottile. Tanto che il grillino Gialuigi Paragone ammette: «Tav capolinea del governo? Forse...». In ogni caso Toninelli le prende e le dà: «Salvini deve capire che non sta governando con Berlusconi ma con una forza politica che ha la schiena dritta».

Più che alleati, cani e gatti che non se le mandano a dire come quando il leghista sibila: «Con Toninelli non è né sarà mai un problema personale. Ma bloccare la Tav è dire no al progresso». Idem con il Guardasigilli Bonafede: «È una brava persona ma ha portato in Consiglio dei ministri una riforma della giustizia che non risolve i problemi». Quindi la bordata: «Per fare i ministri non basta essere delle brave persone». Tav ma non solo, quindi. Pure sui poteri alle Regioni il leghista mostra i muscoli: «Chi non vuole l'autonomia regionale differenziata difende la pessima politica, premia i politici, i ladri e gli incapaci del Sud che hanno lasciato metà Paese in condizioni di arretratezza, dicendo che era sempre colpa degli altri. L'autonomia non toglie niente a nessuno, ma punisce chi non amministra bene».

E il vicepremier ne ha pure per il titolare dell'Ambiente, il grillino Sergio Costa: «Ho letto un'intervista surreale al ministro per cui se bruciano i rifiuti in Campania è colpa mia e della Polizia. Siamo veramente su Marte. Se i rifiuti non si valorizzano, si aiuta la camorra e la criminalità. Chi dice no ai termovalorizzatori dice no al progresso e al futuro».

Botte da orbi, insomma; ma il vero scontro, si giura a Palazzo, si consumerà sulla manovra.

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