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Salvini in campagna acquisti va per saldi tra i Cinque stelle

Il leghista gestisce in prima persona le «porte aperte ai delusi». E a sinistra da «fascista» diventa «trasformista»

Salvini in campagna acquisti va per saldi tra i Cinque stelle

Nelle ultime settimane, l'accusa principale rivolta a Matteo Salvini è cambiata di segno. Non è più il classico «fascista» che lo ha accompagnato a lungo come un'eco. Adesso l'aggettivo che va per la maggiore per definire il segretario della Lega è «trasformista», con il peggiorativo «voltagabbana», usati da chi certo non allude alle scelte politiche di Depretis o di un certo Giolitti.

Ironia della sorte. «Spero che non ci siano governi alla Scilipoti, con i voltagabbana» aveva detto Salvini all'indomani del suo scenografico addio post Papeete al governo Conte, alludendo all'icona della libertà da ogni vincolo di mandato Domenico Scilipoti, transitato con disinvoltura tra Idv e Fi. Eppure è proprio questa l'accusa che ora muovono a lui. «Trasformista» è riecheggiato sulle labbra di Matteo Renzi. E il riapparso Carlo Calenda: «Salvini non è un fascista ma un trasformista opportunista». Solo per citarne alcuni.

C'è da dire che il segretario della Lega non fa nulla per sottrarsi a simili accuse, anzi sembra teorizzare e praticare la transumanza dei politici. O la campagna acquisti in stagione di saldi. In Emilia Romagna, per esempio, senza felpa ma in giacca di velluto, dolcevita, barba sfatta e persino con un portaocchiali pendente alla Bertinotti, Salvini è al lavoro per ripetere l'operazione che ha appena portato a termine a Terni: accogliere a braccia aperte nella Lega fuoriusciti grillini come l'ex consigliere comunale del movimento 5stelle umbro Marco Cozza. «Mi piace di più dell'arrivo di grandi intellettuali, grandi personaggi» ha detto con aria soddisfatta durante la conferenza stampa convocata per dare il benvenuto al neo arrivato. Gli esiti in Emilia saranno resi noti a fine mese, fanno sapere dalla Lega.

Ma in due interviste, una al Corriere e l'altra a Rtl 102.5, lui ha già esplicitato il concetto. «Non ho nulla a che spartire più con Grillo e Di Maio ma molti ex elettori e attuali eletti M5s hanno abbandonato e se vogliono continuare il loro percorso con la Lega, per le persone per bene le porte sono aperte» ha detto in radio. E al quotidiano, parlando dell'eventuale alleanza Pd- M5s in Emilia: «Sarebbe l'ultimo tradimento, quello fatale, al popolo grillino, quello che voleva il cambiamento». E ancora: «Il Movimento mi pare sulla via dell'esaurimento». Fino all'invito a braccia spalancate: «Le nostre porte sono aperte ma ne parlerò solo a cose fatte». Frase adatta quantomeno a destabilizzare i Cinque stelle già in fibrillazione.

Andrea Crippa, vicesegretario della Lega che a fine settembre aveva parlato di una ventina di parlamentari 5s pronti a passare alla Lega, spiega serafico: «Sta gestendo tutto Salvini in persona, come ha fatto in Umbria e ora in Emilia Romagna, anche a livello senatoriale e parlamentare. E non sono solo i grillini delusi a chiedere di passare con la Lega». In effetti in Campania e in Sicilia nelle ultime settimane si moltiplicano anche le operazioni di «scippo» dal centrodestra.

Resta da capire come questo attivismo si concili con il Salvini duro, puro e identitario. «Conte, voltagabanna senza dignità» aveva apostrofato prima di tutto il presidente del consiglio all'indomani della nascita del governo M5s- Pd. Ma si è sfogato anche sulla senatrice azzurra Donatella Conzatti passata a Italia viva: «A me queste persone provocano disgusto. Mi fanno schifo». Dalla Lega non vanno troppo per il sottile: «È ovvio che tra i 5 stelle chi ha votato il decreto sicurezza e sente parlare di ius culturae sia in difficoltà. Noi vogliamo aiutare queste persone».

Una missione umanitaria in stile leghista.

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