Nel giorno dell'interrogatorio di Gianluca Savoini, il fondatore dell'associazione Lombardia-Russia indagato per corruzione internazionale per la presunta trattativa all'Hotel Metropol, la pressione incrociata dell'opposizione «intergovernativa» dei Cinquestelle e dell'opposizione «classica» si fa sempre più forte sul leader della Lega. È pronta la proposta di legge M5s per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sui finanziamenti a tutti i partiti e - ricordano fonti pentastellate - secondo quanto previsto dal contratto, il testo sarà sottoposto dal capogruppo alla Camera, Francesco D'Uva, alla firma dell'omologo della Lega, Riccardo Molinari.
Matteo Salvini respinge al mittente critiche, illazioni e inviti a riferire in aula, non ultimi quelli firmati dal premier Giuseppe Conte e dal vice Luigi Di Maio per il quale «quando il Parlamento chiama, il politico risponde, perché il Parlamento è sovrano» e derubrica la questione ad attacco strumentale. «Non ho tempo da perdere o da far perdere. Trovate qualche altro modo per metterci in difficoltà perché i 65 milioni da Mosca non funzionano, buona caccia», replica in conferenza stampa al Viminale. «Soldi dall'estero non li abbiamo visti, chiesi, presi. Chi c'era a cena un anno fa non sono in grado dirlo. Non abbiamo chiesto, né visto né preso un euro di finanziamento dall'estero. Mi occupo di vita reale e non di spionaggio. Punto. Chi puntava su questo per metterci in difficoltà è smentito dai sondaggi, anche oggi. Lascio divertirsi gli amanti di James Bond. Mi occupo di vita reale. Non parlo di soldi che non ho visto».
L'opposizione, però, non abbassa le armi. E l'affondo più fragoroso arriva da Alessandro Di Battista: «Salvini il bugiardo è impegnato a mentire, la sua difesa sul caso Russia-Savoini è ridicola». Il Pd, invece, continua a insistere per avere il vicepremier leghista in aula. A questo scopo il segretario dem Nicola Zingaretti e il capogruppo Andrea Marcucci incontreranno la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati per ufficializzare la richiesta di una convocazione in aula. Ed Enrico Letta carica le armi dialettiche: «Mai ricevuti tanti vaffa da account anonimi. Un delirio da quando ho detto che un ministro dell'Interno se mente platealmente su un suo collaboratore si deve dimettere. Mi sa che stavolta si sente davvero puzza di bruciato».
Si apre anche un fronte dialettico con Bruxelles. Come racconta l'Huffington Post la presidente della Commissione designata Ursula von der Leyen - che avrebbe dovuto incontrare il capogruppo di Identità e democrazia Marco Zanni per ottenere il voto leghista a sostegno della sua candidatura - avrebbe deciso di frenare e di puntare a costituire una maggioranza autosufficiente anche senza i voti leghisti.
Il Carroccio sta ancora valutando se dare il via libera alla politica tedesca come faranno i Cinquestelle - così da evitare contraccolpi sul fronte delle nomine dei commissari e alla possibile designazione di Giancarlo Giorgetti. «Per la Lega Giorgetti è una delle figure migliori, ma non l'unica, per ricoprire quel ruolo, poi decide Conte», commenta Salvini. Per la Lega arrivano stoccate dai grillini anche in Europa dove il vicepresidente dell'Europarlamento, Fabio Massimo Castaldo, attacca: «Se si viene chiamati a chiarire di fronte all'aula non si può rifiutare. È fondamentale che Salvini chiarisca i punti ancora oscuri». La convivenza tra i due partiti della maggioranza, insomma, si attesta sulla continua tensione.
Un paradosso sottolineato sia da Mariastella Gelmini che da Anna Maria Bernini per la quale «o Di Maio prende le distanze da queste accuse insultanti o significa che per tenersi la poltrona intende restare al governo con chi non dice la verità sui rubli di Mosca, come lascia intendere Di Battista».