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Salvini gela il baby eroe: "Vorrebbe lo ius soli? Prima si faccia eleggere"

La cittadinanza a Ramy riapre il tema caro a sinistra. Delrio: "Riprenderemo la battaglia"

Salvini gela il baby eroe: "Vorrebbe lo ius soli? Prima si faccia eleggere"

Matteo Salvini alza il muro sullo ius soli e frena pure sulla concessione della cittadinanza al ragazzino eroe di San Donato Milanese, Ramy.

La posizione del leader del Carroccio rispetto alla concessione automatica della cittadinanza per chi nasce sul suolo italiano è chiarissima, granitica e nessuno immagina di fargli cambiare idea. Ma la sua aggressiva replica ad una garbata richiesta da parte un ragazzino che ha contribuito a salvare la vita di 50 compagni di classe è decisamente eccessiva, tenendo anche conto dello squilibrio di potere. Forse quel ragazzino rappresenta una fastidiosa zeppa nel meccanismo di demonizzazione dello straniero ed evidentemente Salvini non sa come gestirlo.

«La cittadinanza italiana per me è un sogno - si è limitato a dire Ramy, che stasera sarà ospite di Fabio Fazio con il compagno Adam El Hamami- La vorrei anche per i miei compagni di classe e mio fratello». Non può certo suonare come una provocazione. Eppure Salvini replica con uno sfottò. «Ramy vuole lo ius soli? Potrà farlo quando sarà stato eletto in Parlamento», dice il vicepremier che poi precisa: «La legge sulla cittadinanza va bene così». E sulla cittadinanza per Rami frena chiarendo che si sta vagliando il caso: «Perché prima di fare scelte così importanti bisogna aver controllato tutto e tutti». Insomma appare in bilico anche la concessione per Ramy visto che per avere la cittadinanza per merito la legge prevede che la proposta debba venire dal ministero dell'Interno.

Sul fronte del no allo ius soli il governo al momento resta molto compatto. Anche il vicepremier grillino Luigi Di Maio ha ribadito un paio di giorni fa che «lo ius soli non è nell'agenda di governo». Il problema secondo Di Maio «va affrontato a livello europeo».

Sulla stessa linea il premier Giuseppe Conte. In riferimento ad una possibile apertura allo ius soli sulla spinta emotiva del gesto coraggioso di Ramy e altri ragazzi stranieri anche Conte mette subito le mani avanti. «Qui stiamo parlando di un singolo caso, non approfittiamo in modo strumentale per squarciare prospettive ben più ampie - ha detto Conte - Mi farà piacere incontrare i piccoli eroi e sicuramente, come detto anche dai ministri competenti, sarebbe bello dare questo riconoscimento».

Grotteschi, invece, i cahiers de doléances tutti interni alla sinistra scatenati da alcune dichiarazioni di Graziano Delrio. «A noi del Pd è mancato il coraggio, dovevamo rischiare di più e mettere la fiducia sullo ius soli», dice l'ex ministro del governo Renzi che ora invita il nuovo segretario del Pd a «dare battaglia sul tema».

Ma se non sono riusciti a farlo quando erano al governo che cosa pensano di ottenere ora che a Palazzo Chigi c'è un'alleanza solidissima contro lo ius soli? L'ex segretario Maurizio Martina si schiera con il capogruppo dei deputati Pd. «D'accordo con Delrio, - dice Martina - Fuori e dentro il Parlamento dobbiamo riprendere l'impegno per la nuova cittadinanza, perché chi nasce e studia in Italia è italiano». Più realista Andrea Marcucci, presidente dei senatori dem che osserva: «Con i numeri di cui dispone la attuale maggioranza, temo che resti una battaglia ideale».

Ma come si diventa cittadini italiani? Le legge in vigore è quella del 92: è italiano chiunque abbia almeno un genitore italiano, senza distinzioni tra chi nasce in Italia e chi nasce all'estero. Si fonda quindi principalmente sullo ius sanguinis.

I figli di genitori entrambi stranieri ma residenti in Italia dalla nascita hanno un canale agevolato: al compimento dei 18 anni possono ottenere la cittadinanza direttamente dall'ufficio del Comune.

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