Politica

Salvini incassa il plebiscito Ma uno su due resta a casa

Ottiene oltre l'80% e avverte Bossi: «Faccia i conti con militanti e coscienza». La scarsa affluenza è un caso

Salvini incassa il plebiscito Ma uno su due resta a casa

Milano «Una sola parola: grazie. Abbiamo abbondantemente superato l'80% dei voti! Ora l'obiettivo è mandare a casa Renzi, Alfano, Boschi e Boldrini, bloccare l'invasione clandestina in corso, rilanciare lavoro e speranza in Italia. Se voi siete pronti, io ci sono. Insieme si vince»! Appena i risultati delle primarie leghiste sono ufficializzati Matteo Salvini archivia subito la fronda interna («Con oggi si chiude qualsiasi tipo di polemica») e guarda agli avversari fuori dal Carroccio. I numeri usciti dalle urne padane gli danno ragione, superando la soglia simbolica dell'80% da lui stesso annunciata come la condizione per restare alla guida del partito. Il segretario si prende l'82,7% dei voti dei militanti anziani (in gergo leghista i «som», soci ordinari militanti), contro il 17,3% di Gianni Fava, assessore lombardo della giunta Maroni e portavoce della mozione nordista contro la linea nazionalista-lepenista di Salvini. In alcune regioni Salvini va anche oltre (100% in Valle d'Aosta, Piemonte 87%, Friuli 87%, Veneto 91%, Liguria 95%, Umbria 95%) mentre arretra di poco in Lombardia (78-21%) zona di influenza del mantovano Fava, in Romagna (59/41%) e in Emilia (76-24%). A Milano Salvini si è fermato poco sotto il 70% dei consensi, lasciando più del 30% allo sfidante. Se la vittoria tra i votanti però resta schiacciante, la partecipazione al voto dei circa 14mila aventi diritto non è stata travolgente, anzi. L'affluenza «ufficiosa» alle primarie è stata del 56,6%, cioè quasi un leghista su due non ha votato. Numeri che confermano l'esistenza di dubbi nella militanza del Carroccio, che se non si traducono in voti contro il «capitano» Matteo, in assenza di una leadership alternativa si astengono. «Non è importante la percentuale di affluenza ma che gli elettori confermino la linea», aveva avvertito il leader della Lega. «Per vincere le elezioni - guarda avanti Salvini - ci vorrebbe un'alleanza larga. Ma patti chiari e amicizia lunga: si scordino che andiamo con il cappello in mano dalla Merkel e di farci rivedere le facce degli Alfano e dei Cicchitto». E su Bossi: «Hanno vinto i militanti. Bossi faccia i conti con loro e con la sua coscienza. Non ho tempo da perdere con nostalgici e reduci», e in ogni caso «io non caccio nessuno». Decretato il vincitore, anche il governatore lombardo Maroni che pure ha appoggiato la sfida di Fava si riallinea: «Bene le primarie, sono state un utile momento di confronto e di dibattito, ma da domani tutti uniti dietro il segretario. Abbiamo una missione da compiere: organizzare (e vincere) il referendum per l'autonomia del prossimo 22 ottobre».

Il bilancio dell'assessore-sfidante Gianni Fava: «Qualcuno ha cercato di annientare una componente della Lega ma non ci è riuscito. La mia operazione - ha aggiunto - è stata messa in piedi per salvare la Lega. Se vogliono evitare che questa vicenda si trasformi in un'emorragia è necessario che qualcuno si mantenga fermo sulle nostre posizioni originarie indipendentiste e autonomiste». Prossimo passo, il congresso che, domenica a Parma, dovrà ratificare la vittoria di Salvini.

Non si escludono scintille.

Commenti