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"Salvini non sapeva niente?". Il M5s chiede la sua testa

I grillini contro il leader della Lega: «Ora chiarisca ai cittadini». Di Maio lo accusa di tramare col Cavaliere

"Salvini non sapeva niente?". Il M5s chiede la sua testa

Lo zenit della tensione, la certificazione della crisi. Con il M5s che, per la prima volta in questi mesi di scontri più o meno sotterranei, ha messo sul banco degli imputati direttamente Matteo Salvini, il capo della Lega con il quale a giugno 2018 Luigi Di Maio ha sottoscritto il contratto per il «governo del cambiamento». Il detonatore di una crisi dagli effetti potenzialmente devastanti all'interno degli equilibri precari del governo gialloverde è una rivelazione fatta in serata dal Corriere della Sera.

La notizia riguarda la presunta assunzione nello staff del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti di Federico Arata, figlio dell'imprenditore Paolo che è indagato insieme all'altro sottosegretario del Carroccio Armando Siri nell'inchiesta sugli affari dell'eolico. Immediata la reazione dei pentastellati, pronti a soffiare sul fuoco della crisi interna alla maggioranza. «Se quanto riportato dal Corriere della Sera fosse vero - si legge in una nota del M5s - ci troveremmo di fronte a un vero e proprio caso. La domanda che, per una questione di opportunità politica, ci poniamo, è se Salvini fosse a conoscenza di tutto questo». Le parole consegnate alla stampa dal Movimento puntano dritte all'obiettivo: Salvini. Prosegue il comunicato dei grillini: «Ci auguriamo e confidiamo che il leader della Lega sappia fornire quanto prima elementi utili a chiarire ogni aspetto. Non solo al M5s, con cui condivide un impegno attraverso il contratto di governo, ma anche ai cittadini».

La notizia su Arata Jr. arriva in una giornata già difficile dalla mattinata. In quelle ore è stato Luigi Di Maio ad aprire quasi ufficialmente la crisi. Il capo politico in un lungo post su Facebook ha accusato gli alleati del Carroccio: «Buongiorno - ha esordito il vicepremier grillino - anche oggi la Lega minaccia di far cadere il governo. Lo aveva già fatto con la Tav. Sembra ci siano persino contatti in corso con Berlusconi per fare un altro esecutivo (come rivelato ieri da Il Giornale, ndr)». Di Maio si è definito «sbalordito» e ha proseguito nella sua invettiva: «Trovo grave che si prenda sempre la palla al balzo per minacciare di buttare via tutto». Come ad addossare al partito di Salvini la colpa di un'escalation della crisi di governo.

Riga dopo riga, la filippica stellata si fa più violenta, arrivando all'apice naturalmente sull'affaire Siri: «L'Italia non è un trofeo e trovo gravissimo che la Lega con così tanta superficialità ogni volta che gli gira minacci di far cadere il governo. Ma poi per cosa? Per non mettere in panchina un loro sottosegretario indagato per corruzione». La sottolineatura sul tipo di reato contestato non è casuale. Secondo i ragionamenti grillini, pubblici e privati, la gravità dell'accusa e il risalto mediatico dell'inchiesta dovrebbero essere decisivi nel convincere Salvini ad accompagnare alla porta Armando Siri. Proprio come fatto dal Movimento al Comune di Roma con Marcello De Vito.

E il figlio di Arata nello Staff di Giorgetti provoca in serata un precipitarsi degli eventi. Anche se qualcuno getta acqua sul fuoco o, a seconda della lettura, smaschera il gioco dei litigi. «Le probabilità che cada il governo - spiega al Giornale un deputato vicino a Di Maio - al momento sono bassissime». Ma la situazione tra i due alleati non è mai stata così fluida e soggetta a cambiamenti improvvisi.

E la locuzione usata dal deputato, «al momento», non è per nulla casuale.

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