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Salvini sotto tiro Il ministro supertifoso convoca i capi curva: "Fatti inaccettabili"

Al Viminale anche le società: «Legalità negli stadi». Fi: «Ora reazione energica»

Salvini sotto tiro Il  ministro supertifoso convoca i  capi curva: "Fatti inaccettabili"

Roma Dunque, linea dura, infatti già domani si rigioca, come se nulla fosse, come se non ci fosse scappato un morto. Il menù del Boxing Day, violenza più razzismo, è stato piuttosto pesante da digerire ma il governo almeno per il momento deve abbozzare. L'unica misura prevista dal Viminale è infatti la convocazione, nel 2019, delle società di calcio e dei responsabili delle tifoserie. «Non si può morire per una partita di pallone, bisogna riportare la legalità all'interno e all'esterno degli stadi. Ma io non sono il vicepresidente della Lega calcio né faccio l'arbitro», si difende Matteo Salvini con una certa dose di frustrazione.

Il ministro dell'Interno è imbarazzato: dopo la foto compromettente con l'ultrà milanista dai lunghi precedenti penali, ora gli scontri tra interisti e napoletani che rischiano di incrinare la sua immagine vincente. Discusso su Twitter, crocefisso su Facebook, dove in genere viene osannato: i social network non perdonano. Salvini viene attaccato sul tema sicurezza pure da Forza Italia. «Basta con le inutili passerelle - dice Mariastella Gelmini, capogruppo Fi alla Camera - sarebbe il caso che il governo prenda dei provvedimenti energici per stroncare questi fenomeni di inciviltà, come fanno in quasi tutto il resto d'Europa».

Politicamente, il vicepremier non sta certo passando un buon momento. La fotografia con Luca Lucci, capo ultrà rossonero condannato per droga e aggressione, uno scatto prima difeso, «lo rifarei», poi ripudiato: «Non posso chiedere il casellario giudiziario a tutti quelli che incontro. Se avessi saputo dei suoi precedenti, avrei evitato». Il sondaggio di Nando Pagnoncelli, secondo il quale la Lega ha perso in un mese il 3,2 per cento. L'agguato a Pesaro al fratello del pentito della 'ndrangheta, che lo costringe ancora sulla difensiva: «Bruzzese aveva chiesto da più di due anni e mezzo di uscire dal programma di protezione, la procedura era in corso, vedremo che cosa non ha funzionato. Ma niente paura, lo Stato è più forte della mafia». E adesso gli scontri di mercoledì sera e Milano e la difficoltà di trovare una risposta adeguata.

Che fare? «All'inizio dell'anno - promette Salvini - riunirò al Viminale le società di serie A e B e i responsabili delle tifoserie organizzate. Gli stadi devono tornare ad essere un luogo di divertimento e non di violenza». Troppo poco? No, per Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e numero due della Lega, «il tavolo è un'iniziativa utile e urgente». Però, aggiunge, «serve un segnale chiaro» di svolta e non può essere solo il governo a darlo. «Si deve muovere anche il mondo sportivo - dice - Oltre alle punizioni esemplari è necessaria un'inversione di rotta». Come? Ad esempio, chiudendo le curve.

Il sottosegretario alla presidenza, che ha la delega per lo sport, chiede uno «sforzo maggiore» all'universo del pallone perché «la situazione non è oltremodo accettabile». Al punto in cui siamo nemmeno sospendere le partite basta più, anzi «provocherebbe difficoltà di evacuazione dalle tribune e conseguenti problemi di ordine pubblico». Piuttosto «i morti, le aggressioni e il razzismo dovrebbero indurre la federazione a chiudere gli stadi». E ancora. «Le partite a rischio, indipendentemente dalle esigenze Tv, dovrebbero essere sempre giocare a mezzogiorno e non la sera, come avviene in Gran Bretagna. E alle società che collaborano a estirpare il fenomeno si potrebbero applicare degli sgravi dagli oneri previsti dal decreto Salvini».

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