Politica

Salvini a tavola con il gotha dei renziani I grillini si inventano l'inciucio Lega-Pd

Alla cena 240 invitati tra cui Boschi e Lotti. Carrai disdice dopo le polemiche

Diana Alfieri

Roma Indovina chi ti porto a cena. Quando lo scorso 20 dicembre la giornalista (del Foglio) Annalisa Chirico, presidente del movimento garantista «Fino a prova contraria», aveva chiuso il suo parterre di ospiti Vip sulla terrazza romana della «Lanterna» di Fuksas, nel palazzo dell'ex Unione militare tra via del Corso e via Tomacelli, forse aveva già in mente la «ciliegina sulla torta». Certo non si aspettava, con la sua cena a scopi filantropici servita in tavola ieri sera, di mettere a dura prova il governo di sapore gialloverde. Fino a trascinarlo in impeti di insana gelosia.

240 ospiti, suddivisi su tavoli da seimila euro l'uno, per parlare di «giustizia giusta ed efficiente». Non ospiti qualunque: un giudice costituzionale (Amato), i capi di ben 5 Procure più tanti altri magistrati, il presidente del Consiglio di Stato (Patroni Griffi), il vicepresidente del Csm (Ermini). Assieme a essi, giornalisti e tanti imprenditori, perché - per dirla con la Chirico - «solo una giustizia efficiente rende possibile crescita e aumento del Pil». Dei 5 parlamentari, tre forse un po' troppo «targati» per non destare sospetti: i renzianissimi Lotti, Boschi, Bonifazi più Carrai e Bianchi, quest'ultimo presidente della fondazione Open. E se poi al cocktail si aggiunge a sorpresa la «ciliegina» della partecipazione di Matteo Salvini (oltre ai leghisti Fontana, Bongiorno e Molinari), ecco scoppiare il pandemonio. Il quotidiano La Repubblica presenta la cena come una prima prova di «annusamento» tra Pd e Lega per intese future. Un clamoroso ribaltone per far riprendere i lavori sul Tav e l'economia depressa dai grillini. Una clamorosa «fakenews», lamenta la Chirico, forse frutto della «morbosa ossessione per le vicenducole congressuali del Pd». Intanto però la vigilia della cena di ieri sera viene agitata da polemiche roventi, con i renziani a giustificarsi: «Nessun progetto politico, non c'è nulla di segreto e non è previsto alcun confronto con Salvini, tantomento per parlare di possibili alleanze. Anche il solo pensarlo è semplicemente ridicolo», fanno sapere Fiano, Boschi e Bonifazi. «Nessun ammiccamento - spiegherà anche Salvini -. Sono onorato di essere stato invitato a un evento al quale partecipano giudici e magistrati di valore e spessore. Non mi interessano retroscena inesistenti e le inutili chiacchiere del Pd, ma lavoro, assieme al governo, a una riforma seria della giustizia, civile e penale...». Carrai intanto scrive al quotidiano: oltre che per smentire l'interpretazione «in malafede», per annunciare la sua rinuncia alla cena, «onde evitare qualsiasi ulteriore interpretazione assurda». Tutto inutile, però, perché il grillino Di Battista ne approfitta per fare una piazzata: «Ma Salvini che ci va a fare a una cena da ancien régime assieme alle Boschi, ai Lotti e ai Carrai? Certi soggetti sono ormai come i fili della luce. Quel mondo lì è un mondo grigio dal quale chi parla di cambiamento farebbe bene a stare lontano. La priorità adesso è cambiare l'art. 560 cpc e difendere le case degli italiani, non partecipare a cene da seimila euro con Boschi, Amato e Tronchetti Provera.

Salvini, queste sono serate da Malagò, torna in te!».

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