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Salvini vara la stretta sull'asilo: "Basta profughi vacanzieri"

Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, da Innsbruck mette nel mirino chi ottiene un documento e se ne va in vacanza nel suo Paese

Salvini vara la stretta sull'asilo: "Basta profughi vacanzieri"

Salvini ora mette nel mirino i "migranti vacanzieri". Il suggerimento, ha detto oggi in conferenza stampa dopo il vertice tra i ministri dell'Interno Ue a Innsbruck, gli è arrivato dal collega belga e il Viminale sarebbe già al lavoro per studiare il caso. I "profughi vacanzieri", così definisce il leghista, sono quelle "alcune migliaia di persone che hanno ottenuto protezione in Italia e poi tornano bellamente per alcuni mesi nel loro Paese in vacanza". Si tratta soprattutto di immigrati partiti "dal Pakistan, dell'Afghanistan e da alcuni Paesi africani".

Il ragionamento del ministro è semplice: "Se io ti do protezione in Italia perché scappi dalla fame, dalla guerra, dalla pestilenza e dalla carestia, è strana cosa che poi torni nel Paese da cui saresti in teoria fuggito, ci stai qualche mese e poi te ne ritorni bellamente in Italia". Insomma, nel prossimo "pacchetto sicurezza" il ministro già prevede di inserire una norma per fare in modo che "questi in Italia non ci tornino più": "Se si trovano bene nel Paese da cui scappano non voglianmo trattenrli forzatamente in Italia".

Nel suo intervento alla riunione con i ministri Ue, il vertice del Viminale ha sferzato l'Europa perché "il vento di cambiamento non l'avevo mai sentito soffiare così forte" e le cose o "cambiano adesso" oppure "non cambia più". Infine, durante la conferenza stampa a margine dell'incontro Salvini ha ribadito la sua posizione sugli sbarchi. "Ho chiesto la condivisione degli sbarchi al ministro francese. Solidarietà per noi significa presa in carico collettiva di tutti i Paesi europei della pressione che in questo momento sentiamo soprattutto noi e la Spagna". E sulle Ong, la chiusura resta totale: "Non lascio in mano a privati con dubbi finanziamenti ed equipaggi i porti italiani - ha chisoato - le Ong vedono i porti italiani in cartolina. In acque libiche intervengono i libici.

Non possiamo dire alla Libia 'bravì con una mano e poi fare business con l'altra".

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