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Saman, sì del Pakistan Il papà sarà estradato: in Italia con un charter

Accusato di aver ucciso la figlia, era fuggito in patria. Ok del governo, ultimo ricorso ai giudici

Un primo piano di Shabbar Abbas, padre di Saman
Un primo piano di Shabbar Abbas, padre di Saman

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Saman, sì del Pakistan Il papà sarà estradato: in Italia con un charter

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Il governo del Pakistan ha detto sì alla consegna di Shabbar Abbas alle autorità italiane. Shabbar, è accusato dell'omicidio della figlia Saman, appena 18enne, avvenuto a Novellara nell'aprile 2021. Un funzionario del ministero dell'interno ha confermato che sarà «portato in Italia con un aereo charter».

Nel tentativo di bloccare l'estradizione, l'avvocato di Abbas ha presentato un ricorso all'Alta corte. Il giudice capo Aamir Farooq, che ha presieduto l'udienza, però non ha emesso alcun ordine di sospensione e ha rinviato il caso alla prossima settimana. «Il rinvio è stato motivato con un difetto di notifica» ha spiegato Mahmood Akhtar, il legale del padre di Saman. In particolare, ha precisato, «non è stato avvisato dell'udienza il ministero dell'interno pakistano». I tempi per il rientro in Italia di Shabbar quindi si allungano, sempre che l'Alta Corte non accolga il ricorso.

A luglio la corte distrettuale di Islamabad aveva espresso parere favorevole all'estradizione. Nel processo che si celebra a Reggio Emilia, Shabbar è imputato assieme alla moglie Nazia, di cui si sono perse le tracce da quando il 1° maggio 2021 è stata ripresa mentre varcava il gate dell'aeroporto di Malpensa. Entrambi sono accusati di sequestro di persona, omicidio volontario e soppressione di cadavere in concorso con altri 3 familiari, lo zio Danish Hasnain e i cugini Nomanulhaq e Ijaz Ikram, ritenuti gli esecutori dell'omicidio.

Shabbar, 47 anni, è arrivato dal Pakistan a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, nel marzo del 2013 dove ha vissuto da solo fino al dicembre del 2016 quando è stato raggiunto dalla moglie Nazia e dai figli Saman e Ali Haider. Agli atti dell'indagine, viene definito come «un tipo litigioso, facile all'ira, dedito all'alcol». Nel capo d'accusa, la Procura lo delinea come «determinatore» del delitto assieme alla moglie. Il movente sarebbe nella volontà di punire la figlia «perché la ragazza non viveva secondo i dettami culturali musulmani e pakistani, era scappata di casa, si era rivolta ai servizi sociali che l'avevano collocata in una comunità protetta e aveva intrapreso una relazione con un ragazzo pakistano in Italia, rifiutandosi di sposare il fidanzato scelto dai genitori in Pakistan disonorando così la famiglia». Nell'avviso di chiusura delle indagini si legge che «la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, dopo che Saman aveva fatto ritorno nella sua abitazione per recuperare i documenti e andarsene definitivamente di casa, i genitori, affidandola, e gli altri indagati, prendendola in consegna, con violenze e minacce la privavano della libertà personale» per poi ucciderla e seppellirla in una buca. Secondo l'autopsia, la ragazza sarebbe stata «strangolata o strozzata».

L'immobile diroccato di Novellara, dove sono stati trovati i resti della giovane lo scorso novembre, era distante giusto qualche centinaia di metri dalla casa di famiglia. Proprio lo zio e due cugini erano stati ripresi dalle telecamere pochi giorni prima della scomparsa, mentre camminavano con secchi e badili in mano. Immagini che per l'accusa confermerebbero come i tre abbiano scavato una buca in attesa di compiere il delitto.

La notte dell'omicidio, sempre secondo la ricostruzione dell'accusa, la giovane era uscita di casa insieme ai genitori. La madre e il padre rientrarono poco dopo senza di lei e lo zio, come afferma il fratello minore di Saman, tornò in casa circa un'ora e mezza dopo. I resti sono stati individuati grazie alle indicazioni fornite dallo zio Danish, anche lui imputato.

La prossima udienza del processo è fissata per l'8 dicembre.

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